La medusa è un animale planctonico, in prevalenza marino, appartenente al phylum degli Cnidari, che assieme agli Ctenofori formavano una volta quelli che erano i Celenterati.
Generalmente rappresentano uno stadio del ciclo vitale che si conclude dopo la riproduzione sessuata, con la formazione di un polipo. Alcuni studi hanno verificato che la medusa Turritopsis nutricula è potenzialmente immortale, anzi col passare del tempo è in grado di ringiovanire sempre di più fino a ricominciare un nuovo ciclo di vita. Questo processo di ringiovanimento sembra essere causato da forti fattori ambientali che partecipano ai mutamenti cellulari dell'organismo.
I loro tentacoli ospitano delle particolari cellule, gli cnidociti, che funzionano una volta sola, per cui devono essere rigenerate. Hanno funzioni difensive ma soprattutto offensive (per paralizzare la preda). Esse si attivano quando vengono toccate, grazie a un meccanorecettore detto cnidociglio, ed estroflettono dei filamenti urticanti detti cnidae. Le cnidae possono essere di diverso tipo: nematocisti o spirocisti, e sono collegate ad appositi organuli, cnidoblasti che contengono un liquido urticante. Le cnidae, in genere, inoculano una sostanza che uccide la preda per shock anafilattico. Il liquido urticante ha azione neurotossica o emolliente, la cui natura può variare a seconda della specie, ma di solito è costituita da una miscela di tre proteine a effetto sinergico. Dai suoi studi, il Premio Nobel Charles Robert Richet individuò le tre proteine e le classificò come: ipnotossina, talassina e congestina. L'ipnotossina ha effetto anestetico, quindi paralizzante; la talassina ha un comportamento allergenico che causa una risposta infiammatoria; la congestina paralizza l'apparato circolatorio e respiratorio.
Anche se non tutte le meduse sono urticanti, alcune cubomeduse come la Chironex fleckeri, sono particolarmente pericolose per l'uomo, in taluni casi possono causare anche la morte per shock anafilattico.
Secondo Fenner & Williamson i casi mortali segnalati sono soprattutto localizzati nelle aree del Sud-Est asiatico e Oceania e nel Golfo del Messico; mentre le specie normalmente presenti nel Mediterraneo non sono mai così pericolose.
Le sostanze urticanti liberate dalle nematocisti delle meduse provocano: una reazione infiammatoria acuta caratterizzata da eritema, gonfiore, vescicole e bolle, accompagnata da bruciore e sensazione di dolore. Questa reazione è dovuta all'effetto tossico diretto del liquido contenuto in tentacoli di medusa (nematocisti). A volte, le meduse possono provocare lesioni cutanee ritardate nel tempo. La reazione cutanea alla medusa ritardata nel tempo rappresenta una entità clinica seria nella quale si sviluppano lesioni di tipo eczematose a distanza di giorni o di mesi dopo il contatto con gli invertebrati, in questo caso si può anche ricorrere, nei casi più gravi, a terapie sperimentali con immunosoppressori.
Talvolta le lesioni cutanee hanno carattere di dermatiti ricorrenti.
Comunemente vengono utilizzate soluzioni diluite a base di bicarbonato di sodio, ammoniaca o acido acetico per lenire l'effetto urticante provocato dalle nematocisti delle meduse. Un recente studio statunitense, però, ha verificato che le stesse sostanze non hanno proprietà lenitive sul dolore; al contrario, l'anestetico per uso topico lidocaina, bloccando i canali ionici del calcio e del sodio delle nematocisti, mostra un'azione inibente il rilascio delle tossine, oltre che un'azione anestetica lenitiva sulla pelle colpita.
Nella terapia di pronto soccorso viene anche usato l'aceto prima di applicare un bendaggio compressivo; oppure nel casi di tentacoli di Tamoya gargantua, una specie tropicale, il ghiaccio, il solfato di alluminio e l'acqua calda.
Il farmaco di elezione, però, nel trattamento degli stati più gravi di reazione infiammatoria al veleno di medusa è lo steroide, che è in grado di controllare le complicanze infiammatorie più gravi.
I Celenterati costituiscono un phylum di animali invertebrati che comprende essenzialmente meduse e coralli. Sono anche chiamati Cnidari, dal termine greco knide che vuol dire "ortica", in riferimento alle cellule urticanti possedute da questi animali, tutti acquatici. I celenterati sono predatori, sebbene alcune si cibino anche di piccole alghe. I celenterati sono caratterizzati da una geometria radiale durante le varie fasi dello sviluppo, e possono avere una forma sacciforme (polipo) o ad ombrello (medusa).
Ad oggi, sono state individuate circa 7000 specie di meduse, che sono suddivise in 3 classi: Idrozoi, Scifozoi e Cubozoi. Questa classificazione si basa sulla loro forma (cubica, presenza o assenza di una struttura chiamata velo), e in base al ciclo biologico (nascita, sviluppo e riproduzione).
Le meduse sono animali costituiti per il 99% da acqua (contro il 60% dell’uomo) e hanno una consistenza quasi gelatinosa: per questo motivo in inglese questo animale viene chiamato jellyfish, ovvero “pesce-gelatina”. Questa caratteristica, insieme alla forma, viene riconosciuta da predatori marini come le tartarughe: talvolta tuttavia questi rettili ingeriscono inavvertitamente sacchetti di plastica fluttuanti in mare, scambiandoli per meduse. Per evitare che questi animali possano rischiare l’estinzione a causa dell’impatto dell’uomo sulle acque, si sta cercando di utilizzare plastiche biodegradabili, che siano velocemente smaltite nell’ambiente.
Nonostante la bizzarra forma e la grande quantità di acqua nei loro tessuti, le meduse possiedono strutture anatomiche complesse: un cappello, detto ombrello, che può essere ricoperto da un velo (che ha scopo protettivo), e da cui si diramano tentacoli che possono raggiungere lunghezze notevoli (fino a diversi metri).
Alcune meduse risultano ustionanti per altri animali (fra cui l’uomo), a seguito del contatto diretto con le porzioni del loro corpo non coperte da velo, come i tentacoli. Questi possiedono cellule rigonfie di liquidi velenosi, che vengono usati contro i predatori (e non soltanto per pungere ignari bagnanti). I tentacoli hanno anche lo scopo di permettere alle meduse di procacciarsi il cibo.
Il veleno delle meduse è costituito da 3 proteine che causano diversi effetti: paralizzante, infiammatorio, neurotossico (ovvero danneggiano il sistema nervoso centrale). Non esiste un vero antidoto, ma essendo le proteine estremamente sensibili al calore, esse si degradano facilmente ad alte temperature (> 40°C). Nonostante non esista un farmaco d'elezione spesso si utilizzano acido acetico (C2H4O2) e cloruro d'ammonio (ClNH4), che hanno proprietà astringenti, ovvero un’azione vasocostringente con blanda attività anti-infiammatoria. Per circoscrivere ulteriormente l'infiammazione viene a volte utilizzato il cortisone. Nei casi più gravi, per fortuna meno comuni, si hanno reazioni da shock anafilattico, che vengono tenute sotto controllo con iniezioni intramuscolo o endovenose di adrenalina.
Una delle meduse più pericolose per l'uomo è la caravella portoghese (Physalia physalis): questa specie è diffusa nei mari tropicali ma occasionalmente “visita” anche il Mar Mediterraneo, muovendosi usando la forza del vento grazie a una struttura a forma di vela che emerge dal pelo dell’acqua. Nonostante sembri un unico animale, questo idrozoo è in realtà una colonia di polipi altamente specializzati: alcuni per esempio alle prede, alla digestione, alla riproduzione.
In generale le meduse sfruttano un moto propulsorio utilizzando il cappello per darsi una spinta: alcune specie tuttavia, non sono capaci di nuotare e si lasciano trasportare delle correnti marine.
La maggior parte delle meduse ha sessi separati, e quindi possiede una riproduzione sessuata (attraverso gameti maschili e femminili). I gameti vengono emessi nell'acqua e qui si incontrano: la fecondazione è pertanto esterna. La larva che si origina dall'incontro dei gameti è detta planula. Gli Scifozoi e i Cubozoi sono costituite da specie medusoidali, cioé che possiedono le caratteristiche appena descritte, mentre le specie della classe degli Idrozoi (idromeduse), possiedono una prima fase di vita sotto forma di polipo, ancorata al fondale marino con movimenti limitati, per poi dare origine per gemmazioni a individui che a un certo punto si staccano e diventano meduse adulte.
Uno straordinario ciclo vitale “alterato” è proprio della Turritopsis nutricula, conosciuta come “medusa immortale”. È l'unico animale conosciuto al mondo che dopo una fase di maturità riesce a regredire fino ad una fase sessualmente immatura (il polipo), e quindi a tornare “giovane”. Ciò avviene perchè alcune cellule differenziate possono ridiventare totipotenti, e da esse si riescono a differenziare cellule di vario tipo. Un' altra medusa interessante è la Aequorea victoria, che vive sulle coste pacifiche del Nord America, in particolare in prossimità dei fondali marini molto profondi. Questo habitat così ostile a causa del buio ha “guidato” l'evoluzione verso lo sviluppo di una bioluminescenza simile a quella di alcuni insetti: in questo caso la medusa sintetizza una proteina verde fluorescente, chiamata GFP (green fluorescent protein), che è intrisicamente in grado di emanare una luce, senza aver bisogno di particolari enzimi o dei raggi solari. Questa caratteristica è stata sfruttata in biologia molecolare per monitorare l'espressione di un gene, o la forza di un promotore: quando il gene viene espresso viene espressa anche la GFP. Al contrario di ciò che si può pensare, non tutte le meduse abitano nei mari e negli oceani: alcune infatti vivono anche in acque dolci. Un esempio è Craspedacusta sowerbii avvistata in diversi fiumi del mondo, soprattutto negli Stati Uniti.
Gli Antozoi, invece, comprendono parecchie specie coloniali, che vivono in aggregati di milioni di individui, come i coralli. Le cellule urticanti vengono utilizzate per il nutrimento e la difesa da eventuali predatori. Questa caratteristica ha permesso ad alcune specie, in particolare gli anemoni di mare, di instaurare rapporti di simbiosi con altre specie, spesso pesci, i quali cedono gli avanzi della loro cena al celenterato, in cambio di protezione. Gli antozoi sono particolarmente interessanti in quanto molte specie costruiscono grandi formazioni chiamate barriere coralline, dai colori e dalle forme spettacolari. Alcune specie, come il corallo rosso (Corallium rubrum), sono molto ricercate in quanto pregiate, e per questo motivo la loro pesca è regolata da leggi rigorose. Curioso il caso delle penne di mare, che sono colonie di organismi del genere Pennatula dalla forma complessiva di piume d’uccello.
Il segreto dell'immortalità è forse custodito su fondo del Mar Mediterraneo. Una piccola medusa dei nostri mari riesce infatti a evitare la morte, così come Eracle riuscì a godere della doppia natura celeste e terrena dopo aver sposato Ebe, la dea dell'eterna giovinezza. In condizioni di disturbo, quando si presenta il rischio di non poter sopravvivere, Turritopsis dohrnii, un idrozoo lungo circa un centimetro, riesce a invertire il suo ciclo vitale e ritornare a uno stadio primordiale di ammasso di cellule indifferenziate. Lo stratagemma consente all'animale di ricominciare l'intero ciclo vitale, rigenerandosi forse all'infinito.
Il meccanismo è stato descritto per la prima volta da un team di scienziati italiani e tedeschi, tra cui Ferdinando Boero e Stefano Piraino dell'Università del Salento di Lecce, mentre Maria Pia Miglietta studia il fenomeno negli Stati Uniti presso l'Università di Notre Dame.
Generalmente, ogni tatuaggio porta con sé un significato generico al quale ovviamente va a sommarsi un significato che la persona tatuata può attribuirvi. La medusa tatuata in questo caso indica una persona che vuole “fluire col mare della vita”, lasciarsi trasportare dagli eventi come una medusa fa con le correnti marine. La medusa pare avere il potere di connetterci col mondo dell’inconscio e di fidarci quindi del ciclo della vita. Naturalmente, essendo un animale marino, i tatuaggi con medusa hanno una forte correlazione con l’amore per l’acqua e il mare.
L’acqua è spesso simbolo dell’introspettività, del pensiero, dell’io profondo che risiede in ognuno di noi. Tatuarsi quindi un animale acquatico, come in questo caso la medusa, può significare la volontà di congiungere pensiero e fisico, acqua e terra, anima e materia.
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