Il Parco dell’Adamello è situato nelle Alpi Retiche, e prende il nome dal massiccio omonimo dell’Adamello. In un territorio così vasto esistono naturalmente diverse tipologie ambientali, sia dal punto di vista geologico, sia rispetto alla flora e alla fauna. All’interno del Parco si incontrano boschi di castagni, di latifoglie e, più in alto, di conifere, fino ad una fascia di arbusti e di splendidi fiori di montagna. In tutta l’area protetta sono presenti diversi animali: volatili di varie specie (anche l’aquila reale e il gallo cedrone), pesci, rettili e mammiferi, tra cui cervi, caprioli, stambecchi (appena reintrodotti), lepri e marmotte. Le vie di accesso al Parco sono numerose, esistono alcuni centri-visita (Vezza d’Oglio e Saviore dell’Adamello) e sono presenti varie aree da pic-nic, molti rifugi alpini e bivacchi, e considerevoli tracce della Grande Guerra (trincee, postazioni, resti di baracche).
L'importanza del Parco dell'Adamello è accresciuta dalla sua posizione, perché esso funge da ponte tra i due parchi che gli sono limitrofi: al suo limite orientale si trova il Parco trentino Adamello-Brenta, al limite settentrionale il Parco dello Stelvio, a sua volta limitrofo del Parco Nazionale svizzero dell'Engadina. In tal modo si è venuta a costituire nel cuore dell'Europa un'area protetta di 250.000 ettari, la più grande delle Alpi e tra le più affascinanti. Di essa il Parco dell'Adamello rappresenta la punta meridionale.
Il Gruppo dell'Adamello, sede del ghiacciaio più vasto d'Italia (secondo le stime attuali circa 18 km² di superficie), presenta una conformazione a raggiera, per cui dai ghiacciai centrali dell'acrocoro culminante si dipartono creste e catene montuose che, a loro volta, si articolano nei sottogruppi del Baitone, del Frisozzo e del Blumone. Cime, creste, monti dominano il complesso di numerose valli diramate per tutto il Parco, in modo da dividere le varie catene.
La flora del Parco regionale dell Adamello è composta da varie specie di piante aghiformi come l'abete rosso (Picea abies) pianta molto diffusa con tronco rosso, l'abete bianco (Abies alba), il larice(Larix decidua) con tronco diritto tendente al bianco ed il pino cembro o cirmolo (Pinus cembra) pino di alta montagna ottimo per le sculture per la sua composizione molle. Vi sono inoltre molte piante di caducifoglie come il carpino nero, legno molto duro adatto per il fuoco, presenta foglie seghettate, il carpino bianco (Carpinus betulus) meno duro del fratello, con tronco sottile e foglie seghettate , l' acero (Acer pseudoplatanus) con la tipica foglia a stella e dal quale si ricava lo sciroppo, il faggio (Fagus sylvatica) altro albero da fuoco con foglia liscia, il tiglio (Tiliae platyphyllos) in primavera emette un profumo talmente intenso da non far quasi respirare, il nocciolo (Corylus avellana) che cresce in famiglie: gruppi uniti di alberi in uno spazio ristretto, cresce all inizio del bosco dove picchia il sole, il viburno (Viburnum opulus) sembra quasi un germoglio ed è flessibilissimo, si usava per fare corde o lacci, la quercia Quercus coccifera) pianta grande che per frutti ha le ghiande e le foglie con vari ed ampi lobi, il rovere (Quercus petraea) stessa famiglia della quercia con la differenza che è più piccolo e con solcature sul tronco più profonde, la betulla ( Betula alba) albero bianco che cresce diritto per circa 10-20m, l acacia con lunghe spine e legno durissimo da lavorare ed il frassino (Fraxcinur excelsior) con curve mai brusche che ricordano un corpo femminile. Per quanto riguarda i fiori o piante erbacee vi sono i cardi(Carduus spp.) e le tipiche stelle alpine( Leontopodium alpinum) insieme ad innumerevoli altri fiori presenti in tutto l arco alpino. Crescono anche funghi di una varietà incredibile dovuta ai vari ambienti che offre il parco: boschi umidi ricchi di muschio dove abbondano amanite o porcini; colline soleggiate dove raccogliere chiodini e boschi soleggiati dove si trovano le mazze di tamburo e le vesce, che in queste zone sono chiamate in dialetto "scurese del uf" per via della tecnica di riproduzione che questo fungo adotta quando marcisce: se lo si preme emette nuvolette gialle ricche di spore che ricordano delle flatulenze e che, trasportate dal vento, vanno a depositarsi nelle varie zone boschive. Vi sono funghi mortali come le amanite phalloides facilmente confondibili con altri funghi commestibili, perciò occorre essere attrezzati di libro, conoscenza e di licenza. Crescono anche frutti di bosco come lamponi, more e ribes. Attenzione anche in questo campo a riconoscere quelli commestibili da quelli maligni come la belladonna dalle bacche rosse facilmente ingannevoli.
Numerose altre specie meritano di essere citate in quanto di grande interesse fitogeografico grazie alla loro rarità. Tra queste si annoverano la meravigliosa Scarpetta di Venere, Cypripedium calceolus, Leontopodium alpinum, Andromeda polifolia, Lycopodiella inundata, Vaccinium microcarpum, Utricularia minor, Carex microglochin, C. pauciflora, Scheuchzeria palustris, Menyanthes trifoliata, Tulipa australis, Listera cordata, Dactylorhiza cruenta, D. lapponica, Trientalis europaea, Primula minima, Vitaliana primulaeflora, Gentianella tenella, Saussurea alpina, Ranunculus seguieri.
Per la maggior parte queste specie costituiscono dei relitti glaciali, conservatisi nella fascia nivale dell'Arco Alpino in quanto unico ambiente residuo dell'epoca glaciale, durante la quale gli endemismi sopra descritti sono giunti sulle Alpi dai Paesi Nord Europei.
La fauna del parco regionale dell'Adamello è la tipica fauna presente in tutto l arco alpino e in altre regioni come Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli, Piemonte e Valle d Aosta. Gli animali che caratterizzano questo parco hanno adottato tecniche per vivere nell'ambiente ostile in cui vivono sviluppando corporature ben precise e abitudini invernali- estive differenti. la stagione più dura è sicuramente l' inverno, molto rigido con fitte nevicate e temperature che possono scendere fino a -30 °C. Per superare questa stagione le tecniche utilizzate dagli animali per sopravvivere sono tre: letargo, migrazione o adattamento all'ambiente invernale pur mantenendo le normali abitudini. Un altro aspetto fondamentale che caratterizza la fauna dell Adamello è la biodiversità, ovvero l' insieme di tutti gli esseri viventi e degli ecosistemi presenti nel medesimo ambiente. La biodiversità è un parametro fondamentale per stabilire la ricchezza e la contaminazione di un territorio in quanto una buona e vasta catena alimentare può esistere solo in ambienti non compromessi, soprattutto dall'influenza umana. Le specie e le famiglie di animali che popolano la valle sono molte e differenti: pesci come le trote fario, uccelli come il prispolone o l' aquila reale, mammiferi di piccola dimensione come la martora o di grande dimensione come il camoscio, rettili come la vipera e anfibi come la rana temporaria.
Nel Parco Adamello è presente tutta la fauna alpina compreso l'orso (Ursus arctos) che da qualche anno ormai interessa con la sua presenza anche i territori del nostro Parco. Al momento non si hanno indicazioni certe sulle aree di svernamento, ma in diverse zone e in diversi periodi la presenza di questo splendido animale è data ormai per assodata. E' comunque in atto un progetto di monitoraggio di orso (Ursus arctos) e lupo (Canis lupus) per meglio comprendere le dinamiche di ripopolamento sul territorio da parte di queste specie.
In corrispondenza dei fondovalle e nei boschi di latifoglie e conifere vivono alcuni tra i più noti rappresentanti della famiglia dei Mustelidi: il tasso (Meles meles), elusivo carnivoro dalle abitudini notturne che predilige ambienti boscosi, soleggiati e cespugliati a margine dei coltivi, la faina (Martes foina), diffusa in prossimità dei coltivi e degli incolti, la martora (Martes martes), specie arboricola legata alla foresta matura e la donnola (Mustela nivalis), presente nei boschi dell'orizzonte montano in Val Paghera di Ceto, conca del Lago d'Arno, piana del Gaver.
Il riccio (Erinaceus europaeus), specie insettivora, è ampiamente diffuso dal piano basale fino a 1500 metri circa di quota, nei boschi di latifoglie frammisti a radure e al margine dei seminativi.
Fra i Roditori arboricoli è facile avvistare lo scoiattolo (Sciurus vulgaris), che predilige i boschi di latifoglie e conifere dai 500 ai 2000 metri di quota, mentre il ghiro (Glis glis), seppur legato alle foreste mature di caducifoglie, può essere avvistato anche in prossimità dei fienili.
La volpe (Vulpes vulpes), specie ubiquitaria, predilige ambienti selvaggi ricchi di copertura vegetale, anfratti cespugliati e rocce che le permettono di stabilirvi le tane, dai 500 fino ai 2000 metri di quota. Le foreste miste a radure dell'orizzonte submontano e montano sono frequentate, rispettivamente, dal toporagno (Sorex araneus) e dal toporagno alpino (Sorex alpinus).
Tra i 500 e i 1800 metri, in ampie radure al margine delle foreste miste di latifoglie e conifere e nelle peccete non chiuse vive il cervo (Cervus elaphus), regale Ungulato appartenente alla famiglia dei Cervidi.
Lo stesso habitat, seppure provvisto di un ricco sottobosco cespugliato, è occupato dal capriolo (Capreolus capreolus), aggraziato cervide dalle abitudini elusive.
Tra i Lagomorfi la lepre comune (Lepus europaeus) è distribuita uniformemente tra i fondovalle e i 1500 metri di quota, in prossimità degli incolti e dei boschi di latifoglie ricchi di radure.
In corrispondenza del piano culminale, nelle praterie alpine e nelle pietraie vivono la lepre variabile (Lepus timidus), l'ermellino (Mustela erminea) e la marmotta (Marmota marmota), grosso Roditore diffuso, nel Parco, tra i 1800 e i 2800 metri di altitudine. L'organizzazione sociale di questa specie prevede che un componente della colonia funga da sentinella e segnali la presenza di potenziali nemici attraverso l'emissione di un fischio stridulo. L'arvicola delle nevi (Microtus nivalis) è un piccolo Roditore che vive in tane scavate nel terreno nell'orizzonte subalpino ed alpino.
Oltre il limite della vegetazione arborea è possibile osservare il camoscio (Rupicapra rupicapra) e lo stambecco (Capra ibex), eleganti Ungulati appartenenti alla famiglia dei Bovidi, che prediligono le rocce più impervie e scoscese del Parco. Il camoscio, animale dalle abitudini gregarie, si differenzia dallo stambecco, oltre che per le dimensioni ridotte e per la presenza, in entrambi i sessi, di piccole corna ripiegate ad uncino, per la maggiore elusività.
Numerosissime sono le specie di avifauna che vivono nei diversi ambienti dei Parco. Caratteristici dei boschi dell'orizzonte submontano sono i Picidi quali il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso maggiore (Picoides major) -facilmente individuabile grazie al caratteristico richiamo, un breve e acuto kik che viene emesso molto velocemente - ed il raro picchio nero (Dryocopus martius), la cui presenza è strettamente legata alla disponibilità di vecchi alberi marcescenti. Durante la primavera e l'estate esso si nutre soprattutto di larve di insetti parassiti degli alberi, che ricerca scavando buchi nel tronco; in autunno ed in inverno si nutre degli insetti svernanti sotto le cortecce e dei semi delle pigne. Per poter estrarre i pinoli il picchio incastra le pigne in una fessura della corteccia di un albero, generalmente sempre lo stesso, che si riconosce per le pigne già utilizzate che si accumulano alla sua base.
La civetta capogrosso (Aegolius funereus) è uno Strigiforme che vive nei boschi d'alto fusto con presenza di larice e nidifica volentieri nelle cavità prodotte dai picchi. Altri rapaci notturni che vivono nel Parco sono la civetta nana (Glaucidium passerinum), l'allocco (Strix aluco) e il gufo comune (Asio otus), che predilige i boschi frammisti a radure. Fra i rapaci diurni si ricordano il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), lo sparviere (Accipiter nisus), la poiana (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinnunculus), l'astore (Accipiter gentilis) presente nelle foreste di conifere a quote comprese tra i 1000 ed i 1800 metri di quota.
Nel Parco vivono anche i Tetraonidi, uccelli di particolare interesse a causa della loro rarità e delle notevoli esigenze ecologiche. Nei boschi misti con ricco sottobosco è possibile avvistare il francolino di monte (Bonasia bonasia), mentre il fagiano di monte o gallo forcello (Tetrao tetrix) predilige i lariceti e gli arbusteti alpini tra i 1600 ed i 2200 m di quota. Il gallo forcello è una specie poligama in cui il corteggiamento avviene, dopo un susseguirsi di inseguimenti e combattimenti tra maschi per aggiudicarsi, mediante parate, danze e canti alle prime luci dell'alba, la migliore arena di canto (area in genere pianeggiante e priva di vegetazione che viene riutilizzata ogni anno). Nelle arene di canto, al termine delle esibizioni, avviene l'accoppiamento delle femmine con i maschi dominanti.
Rarissimo è il gallo cedrone (Tetrao urogallus), specie che vive solo in ambienti naturali integri e che è ormai relegata, con consistenze irrisorie, in pochi ambiti boscati della Val Paghera di Vezza d'Oglio e della località Olda di Sonico. Il suo habitat è essenzialmente costituito da foreste miste di latifoglie e conifere, con abbondante sottobosco erbaceo ed arbustivo, rigogliosa rinnovazione e presenza di vetusti esemplari arborei necessari alla specie come posatoi e per l'involo. Il gallo cedrone è particolarmente sensibile al disturbo antropico.
La pernice bianca (Lagopus mutus) è il tetraonide che vive alle quote più elevate. Analogamente alla lepre variabile ed all'ermellino in inverno assume una livrea completamente bianca che le consente di mimetizzarsi perfettamente con l'ambiente da lei frequentato, al limite delle nevi perenni a quote comprese tra i 2300 ed i 2800 m di quota. Nel piano culminale era un tempo diffusa la coturnice (Alectoris graeca), specie rupicola il cui habitat ideale coincide con i versanti aridi esposti a sud tra i 1700 ed i 2300 metri di quota.
La prateria alpina è abitata dal culbianco (Oenanthe oenanthe), dal sordone (Prunella collaris) e dal fringuello alpino (Montifringilla nivalis).
Sui dirupi rocciosi degli orizzonti estremi nidificano l'aquila reale (Aquila chrysaëtos) ed il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus). L'aquila, specie territoriale e monogama, durante l'estate si nutre soprattutto di marmotte, giovani ungulati, ricci, volpi, corvidi e passeriformi. In inverno e primavera consuma le carcasse degli erbivori selvatici e del bestiame domestico travolto da slavine.
Nelle acque correnti la specie ittica più frequente è la trota fario (Salmo trutta fario), presente sia per le periodiche immissioni di ripopolamento sia per la sua elevata capacità riproduttiva. La sottospecie originariamente autoctona è ampiamente diffusa nella media ed alta Val Camonica e nell'alta Valle del Caffaro, fino ad oltre 2000 m di quota. Altri Salmonidi presenti, seppure non autoctoni, sono la trota marmorata (Salmo trutta marmoratus) e la trota iridea (Salmo gairdneri). La fauna ittica del Parco comprende anche lo scazzone (Cottus gobio), presente nell'areale della trota fario seppure a quote più basse, e la sanguinerola (Phoxinus phoxinus), conosciuta con certezza solamente per i tratti inferiori dei principali torrenti del Parco Adamello.
Legati all'acqua e più in generale agli ambienti umidi almeno nelle prime fasi del ciclo vitale, sono gli Anfibi. Agli Urodeli appartengono salamandre e tritoni. La salamandra pezzata (Salamandra salamandra) abita le vallecole umide del bosco misto. Nel Parco è indicata per la Valle dei Re a Niardo, la Val Paghera di Ceto, la Val Saviore, la Val Malga e la Val d'Avio. La salamandra alpina (Salamandra atra) è più alto-montana ed alpina ed è ovunque vicariante della salamandra pezzata. Vive nei siti umidi e ombrosi dei bosco di conifere ed è presente fino alla fascia degli arbusti contorti, nella prateria e nei macereti alpini, in luoghi con elevato tasso di umidità ambientale. Nel Parco è segnalata solo per la Val Braone e per l'alta Val Malga (dintorni del Lago Baitone e presso il Rifugio Tonolini). Il tritone crestato (Triturus carnifex) è specie planiziale con ampia distribuzione submontana e montana, nelle valli interne può raggiungere anche la fascia subalpina. Predilige acque a lento corso, o stagnanti. Nel Parco, nonostante la sua ampia adattabilità, è segnalato solo per la località Lagoja, sopra Berzo Demo. Il tritone alpino (Triturus alpestris), proprio dei siti alto-montani, nelle Alpi frequenta laghi e laghetti nonché le anse dei torrenti ove la corrente è meno forte. Per il territorio del Parco è segnalato esclusivamente in alta Val d'Avio, presso Malga Lavedole.
La rarità dei tritoni in Valle Camonica è ritenuta dagli esperti anche conseguenza delle indiscriminate immissioni di trote, vere e proprie predatrici di Urodeli. Per quanto riguarda gli Anfibi Anuri, nel Parco sono presenti rane verdi, rane rosse e rospi propriamente detti. La rana verde per eccellenza (Rana esculenta) è segnalata unicamente per i dintorni di Breno, ma la sua presenza è possibile anche lungo il fondovalle di tutto il medio corso dell'Oglio. Al gruppo delle rane rosse è riferibile la rana temporaria (Rana temporaria), specie montana e subalpina solo temporaneamente acquatica: infatti, gli adulti si trovano dispersi sul territorio, anche lontano dall'elemento che ha assicurato il loro sviluppo. Nel Parco è segnalata in numerosissime località, anche oltre i 2000 metri di quota.
Il rospo comune (Bufo bufo), notoriamente erratico negli ambienti submontani e montani più diversi, è invece indicato solamente in Val Saviore e Val Malga.
La natrice dal collare (Natrix natrix) e la natrice tessellata (Natrix tessellata) sono legate alle acque stagnanti tra i 300 e i 1800 metri di quota. Le natrici sono segnalate nel territorio di Breno, Niardo, Cedegolo, Malonno, Vezza d'Oglio e Temù. In ambienti secchi con arbusti, ai margini boschivi, nelle radure e negli incolti, è possibile imbattersi nel biacco (Coluber viridiflavus) indicato, fra 650 e 1300 m di quota, per i dintorni di Breno, Ceto, Capo di Ponte, Berzo Demo, Valle di Saviore, Malonno e Sonico. Nello stesso orizzonte, ma più arboricolo, è possibile trovare il colubro di Esculapio (Elaphe longissima), che frequenta boschi, radure e ambienti ruderali. Un Colubride più xerofilo è il colubro liscio (Coronella austriaca), indicato per Breno, Val di Saviore e Val d'Avio. Fra gli Ofidi, le uniche specie velenose sono la vipera comune (Vipera aspis), ampiamente diffusa fra 500 e 1200 m, e il marasso (Vipera berus) che non pare condividere il territorio con essa e può essere considerato suo vicariante, diffuso fra l'orizzonte montano superiore e quello altoalpino. Fra i Rettili Sauri sono diffusi l'orbettino (Anguis fragilis), che vive nella lettiera dei boschi e nei terreni ricchi di humus, la lucertola muraiola (Podarcis muralis), il ramarro (Lacerta bilineata), che abita gli arbusteti, i pendii e le radure dei boschi soleggiati. Il Sauro più interessante dal punto di vista naturalistico è però la lucertola vivipara (Lacerta vivipara), presente in molte località, per lo più nel rodoreto e nei siti esposti ma umidi, o addirittura presso i ruscelli, da 1230 a 2550 m.
A differenza degli altri complessi montuosi di origine sedimentaria appartenenti alle Alpi Meridionali, le rocce costitutive del Gruppo dell'Adamello hanno origine magmatica, intrusiva. Il processo di raffreddamento dei "plutoni" provenienti dal centro della Terra e penetrati nelle fratture di rocce preesistenti ha preso inizio circa 42 milioni di anni fa, a partire dalla zona del Monte Re di Castello ed è terminata, estendendosi verso nord (Monte Presanella), circa 29 milioni di anni fa.
I tipi principali di rocce magmatiche presenti nel massiccio adamellino sono i seguenti:
quarzodioriti (Monte Adamello, Monte Avio)
tonaliti a grana grossa (Corno Baitone, Val Miller, Val Salarno, Valle Adamé)
granodioriti (Monte Re di Castello, Cima Laione, Cima Terre Fredde, Alta Valle di Stabio).
Queste ultime formano il nucleo del Gruppo (M. Adamello, M. Fumo, Valli d'Avio e Paghéra).
Tonaliti a grana grossa costituiscono il Corno Baitone, le Valli Miller, di Salarno e Adamé; mentre di quelle a grana minuta sono il Re di Castello, M. Listino, la Val di Stabio ecc.
Tra i minerali fondamentali delle rocce dell'Adamello si trovano il quarzo, il feldspato, l'orneblenda, il plagioclasio. Il magma incandescente, sgorgato dal profondo, ha metamorfosato "per contatto" le preesistenti rocce di origine sedimentaria, derivanti da antiche barriere coralline, di cui oggi rimangono significativi resti solamente nella porzione meridionale del Parco, in particolare in Val fredda e Val di Cadino. Calcari e dolomie sono stati trasformati in marmi saccaroidi e calcefiri (Corna Bianca), mentre nella parte più settentrionale del Parco le arenarie sono state metamorfosate in granati (Corno delle Granate). La natura cristallina ed impermeabile delle rocce del Gruppo dell'Adamello, agendo in modo sinergico con la presenza del ghiacciaio, determina una significativa abbondanza di sorgenti e corsi d'acqua, che un tempo davano origine a torrenti di grande portata e cascate suggestive e spettacolari.
I calcari puri si sono trasformati in marmi, i materiali argillosi in rocce microcristalline con frattura scheggiosa (usate tradizionalmente come piòde per coprire gli edifici rurali in Valle Camonica) o in formazioni cristalline che contengono minerali accessori come miche e granati.
Le forme attuali delle montagne sono in gran parte modellate dalla plurimillenaria azione dei ghiacciai e dai successivi fenomeni di erosione prodotti dagli agenti atmosferici.
Nella prima metà del Novecento ha preso avvio un'azione di sbarramento e captazione di numerosi corpi idrici del Parco, in particolare nelle conche del Lago d'Arno e del Lago Baitone, in Val Salarno e Val d'Avio, opere facenti capo a due imponenti impianti idroelettrici, quelli di S. Fiorano e di Edolo.
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