È una pianta erbacea alta 10–35 cm, con fusto cilindrico di colore verde, violaceo verso la sommità.
L'apparato radicale è composto da due rizotuberi rotondeggianti.
Le foglie sono da ellittiche a lanceolate; quelle basali sono riunite a rosetta mentre quelle cauline inguainano il fusto. Le brattee sono lanceolate, verdi, talora macchiate di porpora alle estremità.
I fiori, di colore dal rosa al viola (ma non sono rare le forme albine), sono riuniti in infiorescenze oblunghe, più o meno dense. I sepali sono ovato-oblunghi, i petali un po' più stretti. Il labello, leggermente trilobato, con labello mediano più grande dei laterali, ha margini crenulati; la parte centrale è in genere più chiara e presenta una punteggiatura violacea. Lo sperone è cilindrico, orizzontale o ascendente, più corto dell'ovario. Il ginostemio è a becco corto, con logge dell'antera color porpora e masse polliniche verdastre.
Alcuni autori hanno descritto una forma di colore più chiaro e con fusto più gracile come una specie a sé stante, denominata A. picta; recenti ricerche basate su marcatori molecolari sembrano contraddire, almeno per le forme presenti sul territorio italiano, tale inquadramento.
Fiorisce da aprile a giugno.
Si riproduce per impollinazione entomofila ad opera di imenotteri del genere Bombus.
Si trova quasi in tutta Europa e nei paesi del bacino del Mediterraneo.
In Italia è presente su quasi tutto il territorio, con l'eccezione della Sardegna.
Il suo habitat va dai prati magri, alle garighe, alle radure di macchia, ai boschi luminosi, con preferenza per i terreni leggermente acidi, alla luce piena del sole o in mezz'ombra. Cresce da 0 a 1900 m di altitudine.
Fino al 1997, questa orchidea si chiamava Orchis morio L.: ma Bateman, Pridgeon e Chase operarono una revisione e alcune specie del Genere Orchis vennero spostate tra le Anacamptis.
L’origine del nome morio, dato da Linneo, non è chiara.
Il nome della specie morio secondo alcuni deriverebbe dal latino "matto", secondo altri dallo spagnolo "morrion" che significa "cappuccio". Qualunque di queste ipotesi sia quella valida, il riferimento è comunque alla forma dei tepali che ricordano un copricapo da giullare.
Narra un'antica leggenda greca che ad un giovinetto bellissimo di nome Orchide, all'inizio dell'adolescenza, erano spuntati due opulenti seni e più cresceva, più il suo corpo diventava sinuoso e morbido. Orchide non capiva più se fosse un maschio o una femmina o entrambi insieme e di questo ne soffriva tantissimo perchè maschi e femmine lo evitavano trovandolo tanto diverso da loro. La sua ambiguità si rifletteva anche nel carattere: a volte era timido e schivo, altre volte aggressivo e lussurioso. Un giorno, preso dalla disperazione, si gettò da una rupe sfracellandosi su un prato dove, per incanto, spuntarono dal suo sangue tanti fiori, l'uno diverso dall'altro, ma simili nella fastosa e bizzarra sensualità. Presero il nome di Orchidee, cioè fiori di Orchide. Ci sono infatti quelle che sembrano uomini nudi, altre che raffigurano il sesso femminile. La bellezza delle Orchidee ha evocato il simbolo dell'Armonia, bellezza che, come il corpo androgino di Orchide, trascende ogni genere, essendo maschile e femminile insieme.
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