sabato 28 marzo 2015

L' IRIS

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In botanica, il genere Iris raccoglie circa duecento specie di piante della famiglia delle Iridacee, il cui fiore è comunemente conosciuto anche con il nome di giaggiolo.

Il nome del genere deriva dalla parola greca Iris che significa arcobaleno.

Il genere è caratterizzato da un fiore attinomorfo con tepali saldati alla base in un breve tubo. I tepali esterni sono ripiegati verso il basso, e sono dotati di una fascia di papille chiare (barba); i tepali interni sono ripiegati verso l’alto. Nel gineceo l'ovario è infero, lo stilo è diviso in 3 porzioni coprenti gli stami.

Comprende specie erbacee e perenni per lo più rizomatose.

Sono piante perenni molto resistenti e facili da vivere, a grandi fiori variamente colorati, spesso con diversi toni sullo stesso fiore. Il blu e il viola sono i colori più frequenti, ma la palette comprende ormai anche giallo, arancione, rosa, rosso, ecc.

I fiori hanno talvolta un gradevole profumo. Anche il fogliame verde azzurrognolo a forma di spada è molto decorativo e contribuisce a ornare il giardino al di fuori del periodo di fioritura.

Le iris sono vendute sotto forma di bulbi secchi, che si chiamano rizomi. Il rizoma è uno stelo modificato in organo di riserva che affiora la superficie del suolo, da dove partono le radici e il fogliame. Le iris crescono facilmente in terreno normale, anche asciutto e calcareo, in piena luce e in situazione libera.
Attenzione ai terreni troppo pesanti e troppo argillosi che conservano troppa acqua in inverno, i bulbi rischiano di marcire. La messa a dimora si fa da settembre a maggio, una piantagione autunnale è preferibile. Prepara il terreno con cura con una vangatura profonda per eliminare tutte le erbacce e approfittane per aggiungere ghiaia o sabbia grossolana se la terra è pesante. Pianta i rizomi in modo che restino visibile, perché una piantagione troppo profonda compromette la fioritura. Annaffia leggermente dopo la piantagione per favorire l'attecchimento. La fioritura arriva generalmente l'anno che segue la piantagione.

Una volta messe a dimora, le iris non sono esigenti e vivono parecchi anni senza richiedere molte cure. Tieni il terreno privo di erbacce, elimina regolarmente le foglie rovinate e secche. Macchie brunastre possono apparire sul fogliame e provocano il suo dissecamento : è un fungo che si può facilmente combattere con qualche trattamento a base di rame o un fungicida del commercio (anti-malattia orto per esempio).

Mettere tutori può essere necessario per sostenere gli steli florali se sono sottomessi ai venti.

Elimina gli steli florali quandi i fiori sono appassati per evitare la formazione di semi che affatica inutilmente la pianta. Dopo qualche anno, i ciuffi diventati tropppo densi possono diventare meno fioriferi. Allora bisogna dividerli per rigenerarli. Sradica il ceppo durante l'estate o l'autunno, taglia il fogliame a 10-15 cm e dividi i rizomi tenendo solo i più bei pezzi, muniti al meno di un ventaglio di foglie e qualche radice. Ripiantali subito in un altro posto soleggiato del giardino già preparato.

Tra tutti i fiori, l’iris trasmette più eloquentemente sentimenti profondi e positivi: l’assoluta fiducia, l’affetto dell’amicizia, il trionfo della verità, ma soprattutto la saggezza e la promessa della speranza, l'ultima a fuoriuscire dal vaso scoperchiato da Pandora, dopo che tutti i mali si riversarono nel mondo, come narra la mitologia greca. Secondo alcune interpretazioni, il numero tre ricorrente nell’iris – i petali in posizione verticale, quelli girati verso il basso, i boccioli per stelo – rimanda a quello della Trinità, motivo per cui l'iconografia cristiana ha assunto questo fiore come simbolo di fede, di coraggio e di saggezza. In Asia orientale, il significato dell'iris era considerato come un talismano contro ogni maleficio, così che veniva dipinto sull'armatura dei soldati per proteggerli dai nemici. Il fiore di iris, ritto e proteso verso il cielo, era ritenuto anche simbolo di longevità. Disponibile in tantissime varietà come i colori dell'arcobaleno, oltre al bianco più puro, l’iris viene denominato ‘farfalla porpora’ dai cinesi per i vistosi petali posti a ventaglio svolazzanti sotto il soffio della brezza. In particolare, il fiore di iris viola (o ‘giaggiolo di S. Antonio’) è considerato simbolo di sapienza; bianco (‘giglio di Firenze’ o ‘giaggiolo bianco’), di purezza; blu (‘giaggiolo odoroso’ o ‘giaggiolo delicato’), di fede e di speranza, mentre in Giappone rappresentava le gesta eroiche della nobiltà.
Nel linguaggio floreale, un mazzo di iris è un regalo significativo per esprimere simpatia (compleanno, anniversario) e ammirazione (socio o collega), confortare (ammalato), incoraggiare nell’affrontare la vita e il futuro dopo le difficoltà, augurando l’arrivo di tempi migliori, ma è il fiore più specifico per il laureando in quanto riflette la saggezza acquisita con gli anni di studio e la speranza che percorso di successi continuerà.
La denominazione del genere ‘iris’ deriva dal termine greco che significa ‘arcobaleno’; nella mitologia greca, era personificato dalla dea Iris, messaggera velocissima degli ordini celesti, soprattutto di Era (o Hera), che consegnava agli dei e agli uomini scendendo e risalendo gli arcobaleni dal Monte Olimpo a terra e nelle profondità terrestri e marine. Secondo alcune interpretazioni, l’arcobaleno stesso era invece tracciato dal cammino di Iris. Figlia del dio marino Taumante e della ninfa oceanina Elettra, sorella delle tre mostruose Arpie donne-uccello, Iris era raffigurata come una bella e radiosa giovane donna con o senza ali sulle spalle e ai piedi, con le vesti svolazzanti dalle evanescenti sfumature luminose dell'arcobaleno, mentre era di corsa o in volo, portando a volte in mano il caduceo (il ramo di ulivo che connotava gli araldi in attività). Questa dea greca accompagnava le anime delle donne defunte ai Campi Elisi, motivo per cui gli iris viola venivano posti dai greci sulle tombe delle loro famigliari.

Diffuse nelle aree temperate di tutto l'emisfero settentrionale, alcune specie di Iridacee sono state utilizzate da diverse culture ad uso ornamentale, medicinale e in profumeria a partire dagli antichi Egiziani, Greci e Romani. Nella fitoterapia cinese, l’iris era impiegato come antinfiammatorio, antibatterico, antivirale e antifungino. Il popolo Navajo, nativo del nord America, preparava il decotto di iris ad uso emetico. I rizomi secchi venivano utilizzati in infusione come antidolorifico (mal di denti, alle orecchie, ecc.) e, ridotti in polvere, come antisettico in caso di ferite. Alle Hawaii, foglie o fiori davano il colorante blu per i tatuaggi; la poltiglia delle foglie macerate con sale, zucchero e spezie serviva per pulire e curare la pelle. In India, l’iris era assunto come diuretico, antielmintico, e rientrava in un preparato vegetale per il trattamento delle malattie veneree. I rizomi essiccati masticati aiutavano i bambini nel periodo della dentizione, ma erano anche utilizzati per mantenere l’aroma della birra nei barili in Germania e il bouquet del vino nelle botti in Francia.
Durante il Rinascimento, le radici di iris infilate in una corda profumavano l’acqua bollente per lavare la biancheria; con il rizoma essiccato e polverizzato si trattavano le parrucche indossate dall’aristocrazia francese e inglese. Nell’800, in Italia, prese campo la produzione di questa radice essiccata per soddisfare la forte richiesta di profumo proveniente dal settore nazionale e straniero. Per le proprietà aromatiche, officinali, coloranti, i fiori e i rizomi di alcune varietà di iris trovano impiego odierno in profumeria (‘radice di orris’ essiccata e invecchiata 5 anni, dal profumo simile alla violetta, fissativo nei pot-pourri), in cosmetica (shampoo a secco), in farmacia (dentifrici) e nell’industria alimentare (correttore del sapore, nei gin azzurri come il marchio londinese Bombay Sapphire e il francese Magellan Gin a base di chiodi di garofano, ecc.). Alcune specie di iris contengono sostanze tossiche in quantità elevate che possono causare malori (nausea, vomito, diarrea), irritazione cutanea e avvelenamento. Una varietà di iris giallo trova impiego nella depurazione delle acque stagnanti dalle quali assorbe nutrienti inquinanti come quelli agricoli.
Oltre all’iris coltivato a scopo ornamentale, tra i giardini botanici è da annoverare il Presby Memorial Iris Gardens (1927) con oltre 10mila di queste piante a Montclair, nella contea dell’Essex, nel New Jersey (Usa). In Italia, dal 1954, il Giardino dell'Iris presenta a Firenze uno dei più famosi concorsi annuali internazionali per ibridatori di questa pianta.
Durante l’epoca medievale, l’iris stilizzato (‘fiore del giglio’ o, da questo periodo, ‘fiore di Luigi’) diventò l’emblema della monarchia francese. E’ leggendario che re Luigi VII (Luigi il Giovane) della dinastia dei Capetingi di Francia partì nel 1147 per la seconda sfortunata crociata recando una bandiera con un’immagine di iris, visto che lo aveva sognato viola. In precedenza, Clodoveo I, re dei Franchi della dinastia dei Merovingi, aveva adottato l’iris a simbolo del suo regno su bandiere, scudi, armature e arazzi, dopo avere ricevuto questo fiore in sogno – tramanda una leggenda – da un angelo per onorare l’evento della sua conversione al cristianesimo nel 496. Clodoveo aveva infatti promesso alla regina Clotilde, che era cristiana, di battezzarsi qualora avesse vinto in battaglia a Tolbiac, ricacciando gli Alemanni dall’alto Reno.
L’iris rosso stilizzato su sfondo bianco, stemma del libero Comune di Firenze, venne invertito nei colori dopo il 1251 in seguito alle lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini.


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