Il giaggiolo acquatico (Iris pseudacorus L.) è una pianta appartenente alla famiglia delle Iridaceae.
È una pianta erbacea perenne, alta 1-1,5 m (o raramente 2 m), con foglie erette lunghe fino a 90 cm e larghe 3 cm. I fiori, raccolti in un'infiorescenza che termina con un fiore apicale, sono d'un giallo brillante, con la tipica forma da Iris ma con lacinie esterne non barbate. Il frutto è una capsula lunga 4-7 cm, contenente semi marrone chiaro.
Piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi.
Pianta perenne, erbacea, che si diparte da un grosso rizoma ramificato; fusti rigidi, eretti, cilindrico-compressi, in genere sovrastano di poco le foglie, altezza 50-100 cm.
Le foglie di colore grigio-verdastro, sono spadiformi, erette, acuminate, parallelinervie, con nervatura mediana sporgente, sono ripiegate longitudinalmente lungo la nervatura mediana in modo che le due metà aderiscono fra di loro salvo nella parte inferiore dove, essendo distaccate, formano una sorta di guaina . Le foglie cauline sono simili ma abbreviate.
I fiori inodori, sono raccolti a gruppi di 3÷5 elementi, all'ascella di grandi brattee verdi (spate) sono portati da un peduncolo avvolto da una spata membranosa.
La morfologia è piuttosto complessa, essendo il fiore formato da due verticilli di 3 tepali ciascuno posti in posizione alternata. Il verticillo esterno è formato da grandi tepali che nella parte distale si ripiegano verso il basso e sono screziati di marrone. I 3 tepali interni sono più piccoli di forma allungata e rivolti verso l’alto. I tepali sono nella parte basale saldati a formare un breve tratto tubuloso. L’ovario è infero, triloculare e ha uno stilo diviso in 3 lobi di forma petaloide di colore giallo che, coprendo i tre stami, impediscono l’autofecondazione e contribuiscono all’aspetto vessillifero. L'lmpollinazione è tipicamente entomofila con una architettura complessiva del fiore che indirizza le api verso i nettari, strofinandosi sotto i grandi stami, tuttavia è una pianta completamente priva di profumo, viene impollinata dalle api, dai bombi e dal Sirfide Rhingia rostrata.
I frutti sono grandi capsule loculicide triloculari, di 4-7 cm, pendule e fusiformi, contenenti numerosi semi piatti, brunastri.
Risulta molto utile per ridurre il carico organico e la formazione di alghe.
Iris pseudacorus cresce meglio in ambienti molto bagnati, si trova spesso in zone umide, dove tollera immersioni, basso pH e suoli anossici. La pianta si diffonde velocemente, sia per rizoma sia disperdendo in acqua i semi. È in primo luogo una pianta acquatica, ma i suoi rizomi possono sopravvivere a lungo all'asciutto.
In Italia è comune in fossi, paludi, risaie, nella fascia planiziale.
Grandi esemplari di questa specie si trovano nella parte occidentale della Scozia, dove formano una alimentazione molto importante e un habitat fertile per il re di quaglie (Crex crex).
Esso è piantato nelle regioni temperate come pianta ornamentale, dove esistono diverse cultivar selezionate per essere piantate in giardini adatti. In alcune regioni si è affermato come una pianta acquatica invasiva che può creare dense distese, dannose per le altre piante dell’ecosistema acquatico. Dove è invasiva, è difficile da rimuovere su larga scala. Anche l'aratura dei rizomi è spesso inefficace. È stato vietato in alcune aree, ma è ancora ampiamente venduto in altre per l'uso nei giardini.
Il nome del genere è quello greco usato da Teofrasto (IV sec. a.C.) 'iris' = arcobaleno, per le varie e vivaci tonalità dei fiori nelle specie del genere. Il nome specifico si riferisce alla somiglianza con Acorus calamus (Araceae) con cui veniva confuso in passato, specie anch'essa acquatica e simile nell'habitus.
Pianta emmenagoga, astringente, odontalgica, emetica.
In passato pianta molto usata per le sue proprietà astringenti, come emostatico con il nome di “Acoro falso”. La polvere, ricavata dalle radici triturate veniva usata per le proprietà sternutatorie e come purgante.
Il rizoma fresco contiene irisina, un polisaccaride. È pianta velenosa: la linfa della pianta , dal gusto piccante, provoca vomito e diarrea accompagnata da coliche.
Il rizoma contiene una quantità considerevole di tannino, nel passato utilizzato per la concia delle pelli. Mescolato a sali di ferro dà una tintura nera.
I semi torrefatti, venivano usati come succedaneo del caffè.
Abbastanza recentemente è stata accertata la capacità di I. pseudacorus di assorbire ed accumulare nei propri rizomi i metalli pesanti presenti in acque inquinate.
Gli antichi Romani la ritenevano una pianta purificatrice e la chiamavano consecratix, la sua estrazione dal terreno doveva essere fatta seguendo uno specifico cerimoniale.
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