L'albero della nebbia è un grande arbusto dal portamento molto aperto; notevoli le infruttescenze piumose formate dai peduncoli setoso pelosi dei fiori sterili. I fiori in se sono piccoli e di color verde giallastro. Tutte le sue parti sono leggermente velenose.
Cotinus coggygria Scop., conosciuto comunemente come "scotano" o "albero della nebbia" o come "sommacco" (nei dintorni di Trieste), è un arbusto appartenente alla famiglia delle Anacardiaceae.
Le sue foglie sono ovali, ottuse, di colore verde chiaro, ed in autunno, prima di cadere, assumono colori vivaci. Il fiore è in realtà una infiorescenza simile a quella di un grappolo d'uva, ma con portamento eretto, non diretto verso il basso come nella vite, dove ogni racemo porta un gruppetto di fiorellini insignificanti di colore panna-giallino. L'elemento fortemente ornamentale di questa pianta, in realtà, oltre al bellissimo fogliame sono i "frutti" che, passata la breve fioritura, formano una specie di pennacchio, setoso, piumoso, lungo 15 - 25 cm, con peli inizialmente violetto chiaro e poi color porpora, tendenti al marrone verso la maturazione completa, che danno un'apparenza di leggerezza a tutto l'insieme.
Ama i climi continentali, ma cresce bene anche nei paesi mediterranei, fino agli 800 m s.l.m. di quota, purché siano rispettate le sue condizioni ottimali.
Questa pianta che può raggiungere i 2,50 m di altezza, viene impiegata ottimalmente o come esemplare isolato, oppure a gruppi che nelle stagioni in cui è in piena vegetazione formano delle fitte, ma allo stesso tempo leggiadre "quinte" a causa dei generosi pennacchi che conferiscono all'ambiente un aspetto "nebbioso", ma contemporaneamente "allegro".
Un tempo raccolto e ridotto in polvere serviva nell'ambito della conciature delle pelli, specie dai monaci colombaniani del Monastero di Bardolino che furono i primi a utilizzarlo. Nella provincia di Pesaro-Urbino, tra i comuni Montefabbri e Mombaroccio, si trova il convento francescano di Santa Maria di Scotaneto, dagli arbusti di Scotano che sono in gran numero nel colle e nel convento, poi detti del Beato Sante, dal frate che ci abitò.
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