La pianta è nota per le sue proprietà medicinali, per la preparazione di pietanze e, una volta, per il suo esteso uso nel campo tessile.
Il nome ortica deriva probabilmente dal latino urere, bruciare, a indicare l'effetto delle sostanze irritanti contenute nei peli.
L'ortica è una pianta erbacea perenne, decidua, alta tra i 30 e i 250 centimetri. Ha un fusto eretto, densamente peloso, striato e, in alto, scanalato a sezione quadrangolare poco ramificato di un diametro tra i 3 e i 5 millimetri.
La pianta si diffonde anche grazie al vigoroso rizoma strisciante, cavo e molto ramificato, da cui nascono nuove piante.
Le foglie sono grandi, ovate e opposte, lanceolate, seghettate e acuminate, verde scure nel lato superiore, più chiare e pelose nel lato inferiore. La lamina è lunga fino a due volte il picciolo.
Come marcato nel nome, l'U. dioica è una pianta dioica: i fiori femminili e quelli maschili sono portati da piante distinte. I fiori femminili sono raccolti in lunghe spighe pendenti, mentre i fiori maschili sono riuniti in spighe erette. Entrambi hanno quattro tepali che racchiudono i quattro stami (nei fiori maschili) o l'ovario (nei fiori femminili).
Dai fiori femminili si sviluppa un achenio ovale, con un ciuffo di peli all'apice, lungo fino a 1,3 mm e largo fino a 0,9 mm, che contiene i semi.
Foglie e fusti sono ricoperti da tricomi, i peli contenenti la sostanza urticante che la pianta adotta a scopo difensivo. L'apice dei peli possiede una piccola sfera che, quando toccata, lascia uscire un fluido irritante per la pelle di uomini e animali. Il pelo è costituito da un'unica cellula allungata con pareti calcificate, mentre la punta è silicizzata e si riforma facilmente.
L'irritazione causa la formazione di piccoli eritemi sulla pelle, ed è associata ad una sensazione di prurito e intorpidimento che dura da pochi minuti ad alcune ore.
Le tossine presenti nel fluido risultano essere serotonina, istamina, acetilcolina, acido acetico, acido butirrico, Leucotrieni e acido formico. L'esatta formulazione non è stata completamente studiata, a causa della difficoltà di estrarre le sostanze chimiche dai peli.
L'ortica ospita almeno un centinaio insetti, ad esempio il miride Liocoris tripustulatus e la trioza dell'ortica (Trioza urticae). Le foglie sono alimento dei bruchi delle farfalle Occhio di pavone e Vanessa dell'ortica.
L'U. dioica è ampiamente diffusa in Europa, la maggior parte dell'Asia, Nord Africa e Nord America. In Italia si trova in tutte le regioni fino a 1.800 m di quota.
Si trova usualmente nei campi e nei terreni incolti, prediligendo luoghi umidi e ricchi di azoto, meglio se ombrosi, come le radure dei boschi, i bordi dei corsi d'acqua (specialmente quelli inquinati), attorno alle rovine di abitazioni. Sulle Alpi è comune nei campi concimati da letame.
Spesso condivide lo stesso habitat con altre erbe, come l'artemisia, la malva, il sambuco e la parietaria.
Le piante del genere Urtica sono utilizzate e coltivate dall'uomo sin dall'antichità per la produzione di fibre, per le loro applicazioni medicinali e per la preparazione alimentari.
L'ortica ha una lunga storia nel campo tessile per la produzione di fibre, utilizzate per vestiti, carta, teli, sacchi e cordami. In Danimarca sono stati scoperti sudari funebri, risalenti all'età del bronzo, prodotti con la fibra dell'ortica. La coltivazione industriale iniziò dal 19º secolo, e durante la prima guerra mondiale fu utilizzata in Europa come sostituto al cotone; ma con l'arrivo di tessuti più economici, la coltivazione di ortica terminò dopo la seconda guerra mondiale. Dagli anni ’90 industrie tessili in Austria, Germania, Lettonia e Finlandia hanno avviato alcune ricerche per riprendere la produzione dei tessuti dall'ortica.
Gli steli legnosi degli esemplari adulti sono macerati, disidratati e battuti, ottenendo così fibre che possono essere separate a mano per tessere stoffe (ramia) simili alla canapa o al lino.
Le foglie verdi, che contengono grandi quantità di clorofilla, erano usate per la colorazione dei tessuti delicati.
U. dioica e altre specie di Urtica sono utilizzate contro le artriti sin dall'Antico Egitto. Usi medicinali dell'ortica sono riportati da Theophrastus, Plinio il Vecchio, Ippocrate e numerosi antichi greci: i soldati romani, ad esempio, la utilizzavano per trattare la stanchezza muscolare e i reumatismi. Diversi usi della pianta sono stati descritti su testi di medicina e botanica, dal medioevo fino ai giorni nostri.
Le applicazioni sfruttano le proprietà stimolanti e irritanti dei peli, e includono il trattamento di anemie, reumatismi, artriti, eczemi, asma, infezioni della pelle, dolori intestinali, oppure sono tradizionalmente impiegate come shampoo per la calvizie, o contro le emorroidi e la gotta.
Studi moderni provano l'efficacia dell'uso medicinale di U. dioica e U. urens contro artriti, reumatismi, riniti allergiche, infezioni del tratto urinario, problemi cardiovascolari e per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna.
Le ortiche sono usate in cucina dai tempi dei Greci e dei Romani in tutta Europa, e costituiscono ancor oggi un alimento diffuso nelle aree rurali. I germogli e le foglie ancora tenere si raccolgono in primavera, prima della fioritura. La cottura distrugge i peli urticanti.
L'ortica contiene una quantità significante di minerali, come calcio, ferro e potassio, vitamine (vitamina A, vitamina C), proteine e amminoacidi, che ne fanno un alimento ad alto valore nutritivo, adatto ad esempio a diete vegetariane. I valori nutrizionali variano a seconda del periodo di raccolta e diminuiscono con la preparazione e la cottura. È sconsigliata a pazienti diabetici, alle donne in gravidanza o durante l'allattamento.
Le foglie e i germogli si usano nei risotti, nei minestroni, nelle frittate e nelle frittelle; nei paesi scandinavi costituisce anche l'ingrediente principale di una zuppa.
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