Il barbo canino è una specie di pesce di acqua dolce.
È endemico dell'Italia settentrionale ma il suo areale si estende anche al Canton Ticino in Svizzera ed al corso del fiume Isonzo in Slovenia (dove però forse è estinto). Appare più comune nella parte occidentale del nord Italia rispetto alle regioni del nord-est. È stato introdotto da molti anni in Italia Centrale dove pare diffuso a sud fino al corso del fiume Fiora sul versante tirrenico, sull'altro versante la distribuzione è meno nota, come limite meridionale sono stati proposti di volta in volta i fiumi Reno, Marecchia e Brenta.
Il suo habitat si distingue da quello degli altri membri italiani del genere Barbus, infatti è diffuso nei corsi alti dei fiumi e dei torrenti con acque a corrente molto veloce, pulite, fredde ed ossigenate, in ambienti con fondi ghiaiosi e ricchi di massi sotto i quali si ripara. Si ritrova, quindi, sia nella Zona dei Ciprinidi a deposizione litofila che nella parte bassa della Zona dei Salmonidi.
Si tratta di un piccolo barbo la cui lunghezza massima non supera i 40 cm, l'aspetto è simile a quello del barbo comune ma il ventre è quasi rettilineo, il capo più appuntito, il dorso maggiormente arcuato.
La livrea è piuttosto dissimile, infatti ha dorso e fianchi cosparsi di grosse macchie scure irregolari (spesso a forma di sella) e non fittamente punteggiati come le altre specie. La tinta di fondo è bruno più o meno scuro sul dorso e biancastra sul ventre. La pinna dorsale e la pinna caudale (profondamente forcuta) sono bruno scuro mentre l'anale, le pettorali e le ventrali sono più o meno rossastre. Tutte le pinne sono più o meno finemente punteggiate di scuro.
Avviene tra maggio e luglio quando i branchi risalgono i torrenti che abitano per ricercare ambienti con acqua basse e fondi ghiaiosi dove avviene la deposizione delle uova. La specie è a deposizione multipla, ovvero la femmina matura scalarmente le uova nell'ovario e le depone a più riprese. Come in tutti i Barbus le uova sono tossiche per l'uomo.
Si alimenta spostandosi in branchetti e rivoltando i piccoli ciottoli del fondo per cercare le prede (soprattutto larve).
Non è un pesce soggetto a pesca specifica (sia per la modesta taglia che a causa degli habitat impervi che frequenta). Può occasionalmente abboccare alle lenze per la pesca della trota.
La specie è stenoecia e non tollera eccessivi interventi sui corsi d'acqua che abita. È messo in pericolo, oltre che dall'introduzione di specie alloctone (soprattutto se appartenenti allo stesso genere), dalle interruzioni dei corsi d'acqua (che impediscono le migrazioni riproduttive e dall'estrazione dell'acqua con conseguente abbassamento del livello dei torrenti.
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