Uno degli animali più feroci dello stagno è il ditisco marginato, insetto strettamente carnivoro, veloce e silenzioso, che può divorare prede anche più grosse di lui.
Il ditisco è presente in Europa, nel Caucaso, in Siberia e in Giappone. Vive nelle acque stagnanti e predilige gli strati piuttosto profondi, dai quali risale in superficie da 4 a 7 volte ogni ora per approvvigionarsi di aria fresca.
Sono caratterizzati da un estremo adattamento alla vita acquatica, non solo allo stadio larvale ma anche a quello adulto.
Sia le larve che gli insetti adulti sono temibili cacciatori anche di vertebrati come piccoli pesci, girini e piccoli anfibi che afferrano con le loro potenti mandibole.
La numerosa famiglia dei ditiscidi conta centinaia di specie tutte caratterizzate dall'essere ottime nuotatrici grazie ad una serie di speciali adattamenti alla vita acquatica: il corpo è di forma lenticolare, cioè ovale e appiattito, ricoperto di un tegumento molto duro e lucido, che lo rende perfettamente idrodinamico; il capo, largo e incassato nella prima porzione del torace, porta grandi occhi composti e minute antenne filiformi; il terzo paio di zampe sono particolarmente robuste e frangiate di fitti peli natatori idrofughi che conferiscono loro un aspetto remiforme e sono appunto usate come due potenti remi per spostarsi nell'acqua.
Pur passando la maggior parte del tempo sott'acqua, questi coleotteri sono costretti a riemergere periodicamente per respirare, incamerando l'ossigeno sotto forma di bolle d'aria con l'estremità posteriore dell'addome, all'interno della quale è presente una cavità ove si aprono gli stigmi respiratori (questo particolare accorgimento permette loro di resistere anche 10-15 minuti in "apnea", ed ha dato il nome all'intera famiglia: "Dytes" infatti in greco significa "palombaro").
Durante l'accoppiamento, che si svolge completamente sott'acqua, il maschio si aggrappa alla femmina, trattenendola per mezzo di due singolari espansioni adesivi presenti sui tarsi anteriori (caratteristica, quest'ultima, che sommata alle elitre, che nelle femmine sono scanalate permette di distinguere facilmente i due sessi).
Le uova vengono deposte in primavera all'interno di tessuti di vegetali acquatici vivi, utilizzando un particolare ovopositore lungo circa 10mm. Poiché si tratta di un'operazione piuttosto delicata che richiede molto tempo e precisione, la femmina riesce a deporre solo 10-15 uova al giorno, e producendone un numero variabile da 500 a 1000, l'intero processo di deposizione si protrae per circa dieci settimane.
La forma larvale è profondamente diversa da quella adulta (cosa usuale tra gli insetti), avendo un corso slanciato e fusiforme lungo fino a 60mm. Le larve dei ditiscidi, assieme a quelle delle libellule, sono di gran lunga fra i più voraci invertebrati d'acqua dolce, tanto da essersi meritate, presso gli inglesi, il soprannome di "tigri delle acque".
Le mandibole sono cave, percorse internamente da canalicoli comunicanti col tubo digerente, e attraverso di esse la larva riversa nei tessuti della sua preda i propri succhi gastrici succhiando la poltiglia fluida che ne deriva (classico esempio di digestione esterna).
Pare che, così facendo, sia in grado di "succhiare" fino a 50 girini al giorno.
Al momento della metamorfosi finale, le ninfe si seppelliscono nella fanghiglia umida ai bordi dello stagno.
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