La quaglia comune è bruna con striature trasversali e longitudinali giallo-ruggine sulle parti superiori, più scura sul capo e sul dorso, ed ha la gola bruno-ruggine, il gozzo giallo-ruggine, il centro dell'addome bianco-gialliccio, e i lati del petto e del ventre rosso-ruggine con strisce longitudinali giallo-chiare. Dalla mascella superiore sopra l'occhio, sul collo e intorno alla gola corre una linea bruno-giallo-chiara, le remiganti primarie mostrano sul fondo bruno-nericcio delle macchie trasversali giallo-ruggine, che nell'insieme costituiscono delle fasce, e le timoniere giallo-ruggine hanno i fusti bianchi e delle macchie nere a forma di nastro. Nelle femmine tutti i colori sono più sbiaditi e indistinti, e particolarmente meno vivace appare la macchia bruno-ruggine della gola; anch'esse hanno gli occhi rossiccio-bruni, il becco grigio-corno e il piede rossiccio o giallo-pallido. Le misure vanno dai diciotto centimetri della lunghezza complessiva agli oltre trenta dell'apertura alare, mentre le singole ali misurano dieci centimetri e la coda appena quattro.
Le regioni del vecchio mondo dalle quali la quaglia è completamente assente sono ben poche: in Europa si incontra dovunque, a parte le regioni più settentrionali; nell'Asia centrale è comune, e dalle une e dalle altre località migra ogni anno verso il sud, attraversando tutta l'Africa settentrionale fino all'Equatore e al Capo di Buona Speranza, come pure verso tutti i paesi meridionali del Continente asiatico.
Le migrazioni delle quaglie presentano parecchi aspetti notevoli: esse avvengono ogni anno, ma differiscono considerevolmente da quelle degli altri uccelli. Alcune si trovano già in Egitto alla fine di agosto, un numero maggiore vi giunge in settembre, e frattanto, in questo stesso mese, e non molto di rado, si incontrano ancora nel centro dell'Europa delle femmine covanti o dei piccoli coperti di piumino. La migrazione principale ha certamente luogo in settembre, ma si prolunga per tutto ottobre e in certi casi anche nel novembre. Prima del viaggio gli uccelli non hanno l'uso di raggrupparsi, e ciascuno si mette in cammino senza curarsi degli altri: solo per la traversata vera e propria si riuniscono a stormi, già numerosi quando i viaggiatori hanno raggiunto il meridione europeo, dove le coste del Mediterraneo formicolano, a cominciare da settembre, di migliaia e migliaia di quaglie. In Grecia, in Turchia, nel sud d'Italia, nella Spagna, intorno al Mar Nero e al Mar Caspio, come pure sulle coste dei mari della Cina e del Giappone, nei cespugli lungo i precipizi, lungo i fossi e i prati, nei pruneti e tra le zolle, dovunque i cacciatori si imbattano nelle quaglie, bastano poche ore per riempire i carnieri.
Stando in osservazione sulle coste settentrionali dell'Africa, si può sovente essere spettatori dell'arrivo delle quaglie. Si scorge una nuvola scura e bassa, aleggiante al di sopra delle onde, che rapidamente si avvicina e si abbassa per precipitare al suolo sul margine estremo delle onde, in una mortale stanchezza. Qui le povere creature giacciono dapprima alcuni minuti come sbalordite e quasi incapaci di muoversi, e passa parecchio tempo prima che si decidano a mettere nuovamente in esercizio gli spossati muscoli del petto: in genere, ciascuna cerca la sua salvezza correndo a cercarsi un rifugio, ed evita accuratamente di alzarsi in volo nei primi giorni dopo l'arrivo. Da quel momento in poi compiono la maggior parte dei loro spostamenti sul terreno, e, tenendosi sempre piuttosto isolate, scelgono per dimora le località che meglio si accordano ai loro gusti, vale a dire le stoppie, le zone coltivate e le steppe. Al cominciare della primavera si ripreparano a partire e si riuniscono sulle coste del mare, mai però in schiere così numerose come d'autunno: sembra che nel ritorno non scelgano sempre la stessa strada percorsa all'andata, ed è certo che, dopo aver superato il mare, si spostano molto lentamente, scomparendo a poco a poco dalle regioni più meridionali alle quali giungono, in genere, durante la primavera, nel mese di aprile.
La residenza preferita dalle quaglie nella stagione estiva è data dalle pianure fertili e ricche di cereali, mentre le regioni elevate e montuose, le paludi e i luoghi acquitrinosi vengono attentamente evitati. Subito dopo il ritorno si trattengono nei campi di frumento e di segala, ed anche se più tardi si mostrano meno esigenti, si può dire che, di regola, non si trovino bene se non laddove vi siano coltivazioni di frumento.
Nei caratteri, nei costumi e in generale nel modo di vivere, la quaglia si differenzia molto dalla pernice. Cammina rapidamente e dimenandosi, ma con brutti atteggiamenti perché ritira la testa, lascia pendere la coda, nicchia continuamente col capo e di rado prende un nobile contegno; il suo volo è celere, interrotto e mai troppo prolungato o elevato, a parte quello cui si affida durante le migrazioni; i suoi sensi, soprattutto la vista e l'udito, si possono dire ben sviluppati. Benché non veramente paurosa, è sempre timida e inquieta, ed assolutamente incapace di qualsiasi socievolezza.
Se si riesce a far loro superare senza danni il primo periodo di ambientazione, durante il quale il prepotente istinto alla libertà le spinge a scagliarsi violentemente contro le pareti che le racchiudono, perdono almeno in parte la loro timidezza, si abituano ben presto alla novità dello stato e non è difficile che si riproducano. Molte prolificano anche nelle gabbie comuni, ma in tali condizioni è difficile che possano allevare la loro prole: nelle vaste uccelliere dei giardini zoologici, invece, si propagano regolarmente e con buon successo.
La femmina incomincia a fabbricare il nido piuttosto tardi, mai prima dell'inizio dell'estate: pratica, per lo più nei campi di frumento o nei prati, una leggera escavazione, la riveste con qualche frammento di pianta secca e vi depone da otto a quattordici uova, macchiate di scuro o di bruno-nero sul fondo bruniccio-chiaro. L'incubazione dura per diciotto o venti giorni, e, dopo che i piccoli sono sgusciati, la madre li conduce con cura alla ricerca del cibo e li sorveglia amorevolmente. Si sviluppano molto rapidamente; nella seconda settimana sono già in grado di svolazzare e abbandonano senza complimenti la madre; nella quinta o nella sesta hanno già raggiunto l'intero sviluppo e sono in grado di intraprendere il viaggio autunnale.
Il nutrimento consiste in semi di vario genere, foglie e gemme, ma soprattutto in ogni specie di insetti; per agevolare la digestione l'uccello inghiotte dei piccoli ciottoli, ed ha naturalmente bisogno d'acqua per estinguere la sete, ma poiché gli bastano le poche gocce di rugiada che riesce a raccogliere sulle foglie, è molto raro che si diriga in luoghi determinati per dissetarsi.
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