venerdì 20 marzo 2015

LA ROSA DI NATALE

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La Rosa di Natale (Helleborus) è la pianta perenne invernale più apprezzata: quando il giardino è in riposo vegetativo, questa varietà dalla fioritura esuberante sfoggia i suoi eleganti fiori, persino tra il manto nevoso.

Gli Ellebori sono piante perenni, con radice rizomatosa, diffuse in natura nella flora italiana ed Europea; le specie non sono molte, in compenso esistono alcune cultivar, con fiori particolarmente ampi o di colore vistoso. Il nome comune deriva dal fatto che buona parte delle specie, in caso di clima favorevole, fioriscono in dicembre-gennaio, producendo infiorescenze che ricordano molto i fiori delle rose botaniche, come grandi rose canine bianche.

La denominazione del genere Helleborus è stata attribuita dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (Aix-en-Provence, 5 giugno 1656 – Parigi, 28 dicembre 1708) ed è stata formata (a quanto pare) dall'unione di due parole greche (“elein” = ferire e bora=alimentare) il cui significato finale è : pietanza, nutrimento o cibo mortale. Altre etimologie sembrerebbero far riferimento ad una antica città greca famosa per curare la pazzia con una pianta di questo genere. Il nome specifico niger (= nero, scuro) fa riferimento al colore del rizoma.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Helleborus niger) è stato proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.

Sono piante erbacee la cui altezza totale varia da 15 a 30 cm. La forma biologica di questa pianta è geofita rizomatosa (G rhiz), ossia è una pianta perenne che porta le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati rizomi, dei fusti sotterranei dai quali, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei. Tutta la pianta ha un debole odore acre.

Le radici sono secondarie da rizoma.

La parte sotterranea consiste in un grosso ma breve rizoma. Diametro del rizoma: 1 cm.
La parte aerea del fusto è erbacea ed eretta. Si sviluppa compiutamente solamente alla fioritura. In genere porta una o due foglie e uno scapo fiorale.

In questa pianta sono presente sia le foglie radicali che quelle cauline.

Le foglie basali, picciolate, si presentano con una lamina divisa totalmente in 7 – 9 segmenti (lembo fogliare di tipo palmato-diviso). Quelli laterali (3 – 4) sono raccolti su un breve picciolo. I vari segmenti sono lanceolati e terminano in modo acuto; sono inoltre dentellati nella parte apicale. Lunghezza del picciolo: 10 – 30 cm. Dimensione dei segmenti: larghezza 1,5 – 5 cm; lunghezza 5 – 12 cm.
Le foglie cauline sono perlopiù ridotte a delle brattee alla base dei peduncoli fiorali.

Dal rizoma dipartono dei robusti scapi portanti uno o due fiori. Si tratta quindi di una infiorescenza del tipo pauciflora. Alla base dei peduncoli fiorali sono presenti alcune brattee (1 - 2) lanceolate e intere lunghe 1 – 2 cm.

I fiori sono ermafroditi e attinomorfi con verticilli spiralati. Il perianzio ha un solo verticillo (perianzio “aploclamidato”): il calice è di tipo petaloide, mentre la corolla è atrofizzata o molto ridotta. Le strutture rimanenti (androceo e gineceo) sono perlopiù a disposizione spiralata. Questa morfologia degli “ellebori” è probabilmente la forma più arcaica nell'ambito della famiglia delle Ranunculaceae. Dimensione del fiore: da 6 a 8 cm.

Il calice (la parte più in vista del fiore) è composto da cinque grandi sepali conniventi a campanula, a forma ovale o oblaceolato-spatolata di tipo corollino (o petaloide) e quindi possono essere chiamata anche tepali. Il colore è bianco ma tende al rosato a maturazione completata. In questa struttura è possibile osservare il passaggio graduale da brattee a sepali. Dimensione dei tepali: larghezza 1,5 – 4 cm; lunghezza 3 – 5 cm.
I petali veri e propri (da 8 a 12) sono ridotti a piccoli cornetti tubulari con funzione nettarifera (di origine staminale) provvisti all'apice di un'unghia (sono più corti degli stami, meno della metà).
Gli stami (a disposizione spiralata) sono molto numerosi (più o meno una cinquantina), bilobi e colorati di giallognolo.
L'ovario è supero e “apocarpo” (derivato da carpelli indipendenti). I carpelli sono da 3 a 7, sessili e disposti in modo spiralato anche questi, ma indipendenti tra di loro.
Fioritura: da dicembre a marzo.

I frutti sono delle capsule (o follicoli) coriacee (6 – 7) con appendice (un rostro quasi uncinato di 1,2 – 2 cm) contenenti molti semi. La deiscenza è all'apice del follicolo. I semi hanno un colore nero ma brillante. Lunghezza dei follicoli a maturità senza becco: 2 cm.

La riproduzione di questa pianta avviene per via sessuata grazie all'impollinazione degli insetti pronubi in quanto è una pianta provvista di nettare (impollinazione entomogama).

Il tipo corologico (area di distribuzione) è quello delle specie Alpico-dinariche.
In Italia l'Elleboro bianco è presente nelle Alpi, dal Piemonte al Friuli-Venezia Giulia. Si trova anche in Austria, Slovenia e nelle Alpi Dinariche. Le segnalazioni per l'Appennino sono molto probabilmente erronee, forse per confusione con Helleborus foetidus o con specie del gruppo di Helleborus viridis.
L'habitat tipico di questa pianta sono i boschi (sottoboschi di pinete – Pino silvestre e Pino nero e faggete), le boscaglie (gineprai) e le macchie delle zone montane; ma anche boschi sub-mediterranei a carpino nero Ostrya carpinifolia. Il substrato preferito è calcareo con pH basico-neutro, con terreno a medi valori nutrizionali e a regime secco.
Sui rilievi queste piante si possono trovare da 300 fino 1000 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e montano.
Sono considerate piante velenose in quanto contengono “elleborina” e altre sostanze alcaloidi tossiche e velenose (come del resto buona parte delle Ranunculaceae). Se ingerite in quantità possono provocare vomito, diarrea e arresto cardiaco (contengono glicosidi cardiaci). Il veleno può essere assorbito anche attraverso la pelle.

Essendo un fiore invernale, è molto apprezzato nel giardinaggio. Non è una pianta di facile coltura, ad esempio i suoli acidi non sono adatti in quanto poveri di sostanze; come anche non sono adatte le zone asciutte e in pieno sole. Ideale è un terreno umido, alcalino in mezza ombra. Possono andare terreni sabbiosi; un po' di calce può essere aggiunta per “addolcire” i terreni troppo acidi. Diversi cultivar sono stati preparati da questa pianta; sono stati inoltre tentati alcuni ibridi con altri Ellebori per migliorare le caratteristiche fisiche ed estetiche.

Predilige una posizione ombreggiata, un terreno umido, fertile e ben drenato, e annaffiature regolari.

Il periodo di fioritura della Rosa di Natale è atipico: alcune varietà fioriscono già a dicembre, mentre quelle più tardive possono fiorire ancora ad aprile. A volte la Rosa di Natale risente di gelate particolarmente intense, ma solitamente si limita ad aspettare che il clima si temperi un poco. Ciò può creare vere e proprie sorprese: un anno si potrebbero vedere le rose di Natale spuntare dalla neve, mentre l'anno successivo potrebbero fare la loro comparsa solo con i primi tuberi primaverili. Dopo la fioritura, gli affusolati pericarpi continueranno ad allietare le bordure.

Nella medicina popolare alcune parti di questa pianta vengono usate come diuretiche (facilita il rilascio dell'urina), emetiche (utile in caso di avvelenamento in quanto provoca il vomito), cardiotoniche (regolano la frequenza cardiaca) e purganti. L'Elleboro bianco è utilizzato anche nel trattamento delle emicranie e disturbi psichici. Data l'alta tossicità della pianta (si rischia di morire anche in pochi minuti!) ora in medicina popolare non è più usato.




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