Già nell’antichità esistevano giochi con la palla che possono essere considerati i predecessori della pallavolo. In Italia, una specie di pallavolo era giocata durante il Medioevo e le sue origini possono essere ricercate addirittura in antichi giochi greci e romani. In Germania fu introdotto nel 1893 un gioco chiamato “Faustball” (pallapugno), ma il merito della costituzione della pallavolo in forma moderna va riconosciuto a William Morgan, istruttore di educazione fisica presso una scuola dell’Ymca (Young Men’s Christian Association) di Holyoke, nel Massachusetts. In effetti, se è vero che si possono trovare similitudini fra la Faustball e il gioco ideato da Morgan, è anche vero che differivano in alcune caratteristiche di base: nella Faustball, per esempio, la palla poteva toccare il terreno anche due volte, mentre nella versione di Morgan la palla doveva essere giocata al volo.
Il 6 febbraio 1896, Morgan fece scendere in campo i suoi allievi per offrire ai colleghi e al preside dell’istituto la prima dimostrazione pubblica della “minonette”. Minonette (da minon, micio) era stato il nome di un gioco con la palla praticato da nobili e dame due secoli prima in Francia, ma, nella nuova versione, viene presentato come un gioco decisamente innovativo. Una caratteristica peculiare è quella di non prevedere il contatto fisico tra i partecipanti, per cui la destrezza, la prontezza dei riflessi, la capacità di concentrazione e l’agilità prendono il posto della qualità fino ad allora primaria nelle attività sportive: la forza. La minonette era quindi destinata ad atleti non più massicci e pesanti, bensì agili, con una buona elevazione, capaci di destreggiarsi nel gioco acrobatico. Da questa prima apparizione a una vera e propria diffusione della pallavolo bisogna aspettare ancora qualche anno. Infatti inizialmente non riscosse molto successo e la sua diffusione dal collegio di origine non arrivò più lontano di un centinaio di chilometri, fino a Springfield nel New England, dove c’era un’altra sede dell’Ymca. Qui questo sport cominciò la sua parabola ascendente e si diffuse nel mondo grazie soprattutto all’operato di Alfred Halstead, che mutò il nome minonette in "volleyball". Volley in inglese significa raffica, colpo violento, e quindi la nuova denominazione potrebbe essere tradotta piuttosto letteralmente come "palla colpita violentemente".
Nell’ultimo decennio del secolo scorso la volleyball si fa conoscere in tutta l´America. Dapprima nelle città del Massachusetts e del New England, poi in Canada, Cuba, Brasile, Uruguay, Messico, Argentina e altri paesi dell’ America latina. dove il nuovo gioco trova un terreno fertilissimo. C’è un vero e proprio boom di questo sport e ovunque vengono costituite squadre, allestiti campi da gioco e organizzati piccoli campionati cittadini su scala locale. La diffusione del gioco in Oriente cominciò nel 1898 per opera di Elwood Brown, direttore specializzato in educazione fisica dell’Ymca di Manila, nelle Filippine. Brown capì subito che le caratteristiche fisiche degli asiatici si adattavano molto bene alle qualità richieste da questo sport e incoraggiò la sostituzione delle abituali sfide di football americano tra gli indigeni e i soldati americani di stanza nelle Filippine con gare di pallavolo, in cui finalmente gli asiatici poterono ottenere la rivincita sui robusti soldati americani.
La pallavolo divenne rapidamente popolare in tutta l’Asia: per primi visi dedicarono con entusiasmo i cinesi, poi i coreani e quindi i giapponesi, per i quali la pallavolo è tuttora lo sport nazionale. L’arrivo della pallavolo in Europa si accompagna ai tragici eventi del primo conflitto mondiale: le prime reti per la pallavolo furono infatti quelle appese lungo le coste della Bretagna e della Normandia dai soldati americani sbarcati in Francia. Malgrado la forte concorrenza dello sport più popolare in gran parte del vecchio continente, il calcio, al termine della guerra la pallavolo cominciò a espandersi dalla Francia negli altri paesi europei: Olanda, Spagna, Belgio, Portogallo, Grecia e Italia per quanto riguarda l’Europa occidentale; Cecoslovacchia, Bulgaria, Polonia, Romania e soprattutto Russia per quella orientale. Nell’allora Unione Sovietica il successo della pallavolo è travolgente, anche per effetto del clima rigido che favorisce gli sport praticabili al coperto: nell’arco di pochi anni l’Urss e le altre compagini dell’Europa orientale arrivano ai massimi livelli mondiali, al pari dei giapponesi e superiori agli stessi americani. Dopo una stasi dovuta alla seconda guerra mondiale, nel 1947 si riuniscono a Parigi i rappresentanti di quindici paesi per dare vita a una federazione internazionale e uniformare le regole di questo sport. I paesi sono: Belgio, Brasile, Cecoslovacchia, Egitto, Francia, Grecia, Italia, Iugoslavia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Ungheria, Uruguay, Usa. Più avanti vi aderiranno anche Unione Sovietica. Giappone. Bulgaria e Repubblica Democratica Tedesca. La pallavolo diviene così ufficialmente uno sport mondiale e il numero di pallavolisti nel mondo cresce rapidamente fino a raggiungere la popolarità della pallacanestro (si calcola che entrambi gli sport siano attualmente praticati da oltre 80 milioni di persone, oltre il triplo di quelle che giocano a calcio). Nel 1948 fu organizzato a Roma il primo campionato europeo, vinto dalla nazionale cecoslovacca; l’anno successivo si organizzò a Praga il primo campionato mondiale, in cui la vittoria andò all’Unione Sovietica. Dalle Olimpiadi di Tokyo del 1964 la pallavolo fa parte delle discipline olimpiche.
In Italia la pallavolo nasce ufficialmente con la costituzione della Federazione nazionale (FIPAV) il 31 marzo 1947. Nel 1955 la FIPAV viene riconosciuta dal CONI, ma bisogna aspettare gli anni 㥄 prima di avere il salto di qualità del nostro paese. Una buona conduzione della federazione porta a un notevole incremento di iscritti e un maggior materiale umano su cui lavorare determina a sua volta una crescita della qualità del gioco. La pallavolo italiana ottiene sempre più successi anche a livello internazionale sia con le squadre di club sia con la nazionale, vincendo la medaglia d’oro alle Universiadi di Torino del 1970. Nel 1978 arriva un altro alloro per la pallavolo italiana: la squadra nazionale conquista infatti la medaglia d’argento ai mondiali di Roma battendo in semifinale Cuba e cedendo solo di fronte ai fortissimi russi. Nel 1984 alle Olimpiadi di Los Angcles, la rappresentativa italiana si aggiudica la medaglia di bronzo, dietro Unione Sovictica e Usa. Preannunciato dalla vittoria 3 campionati europei del 1989 l’alloro più prestigioso arriva nel 1990 quando, a Rio de janeiro, la nazionale italiana conquista il titolo mondiale per la prima volta nella sua storia.
Per un lungo periodo è stata giocata in due modi differenti, all'occidentale e all'orientale, con la cosiddetta "regola dei tre tocchi". Nel 1938 venne introdotta una fondamentale tecnica che rivoluzionò il modo di giocare: il «muro». Furono soprattutto i paesi dell'Est che lo utilizzarono con sistematicità. Nel 1947 i rappresentanti di 15 federazioni si ritrovarono a Parigi e crearono la Fédération Internationale de Volleyball (FIVB). Ancora oggi la pallavolo ha grande seguito, soprattutto nei paesi dell'estremo Oriente (Giappone, Cina, Corea del Sud), nei paesi dell'est Europa e dell'Europa meridionale, ed in Brasile. Questi paesi possono anche vantare i migliori risultati internazionali sia a livello di club che a livello di squadre nazionali. Paesi come il Brasile, l'Italia, gli Stati Uniti d'America, la Russia e Cuba, hanno le proprie nazionali ai primi posti del ranking sia maschile che femminile; altri paesi possono vantare una squadra nazionale (maschile o femminile), ai vertici del ranking (Giappone e Cina nel femminile, Argentina nel maschile). Molti altri paesi restano comunque ai margini, e tranne rari casi, i paesi a contendersi gli allori dei tornei più importanti sono sempre gli stessi.
Le partite di pallavolo si disputano al coperto, la zona libera deve misurare almeno 3 metri dalle linee di fondo e laterali, mentre lo spazio al di sopra del campo di gioco deve essere di almeno 7 metri. Per le competizioni FIVB la zona libera dalle linee laterali deve essere di almeno 5 metri, quella dalle linee di fondo di almeno 8 metri e lo spazio al di sopra del campo di gioco deve misurare almeno 12,5 metri.
Il terreno di gioco è di forma rettangolare, lungo 18 metri e largo 9, diviso in due settori di 9 per 9 metri da una rete posta perpendicolarmente al suolo. In entrambi i settori sono tracciate le linee perimetrali , che delimitano il terreno di gioco dalla zona libera e la linea d'attacco posta a 3 metri dalla rete. La tracciatura delle linee d'attacco è prolungata oltre le linee laterali con cinque linee tratteggiate di 15 cm. Tutte le linee devono essere larghe 5 cm e devono avere un colore contrastante con la superficie di gioco.
La superficie di gioco deve essere piana ed uniforme, così da non presentare pericoli per i giocatori. Inoltre la temperatura non può essere inferiore a 10°C. Per le competizioni FIPAV la temperatura non può essere inferiore a 16 °C e superiore a 25 °C.
La rete è posta ad un'altezza nella sua parte superiore di 2,43 metri per le gare maschili e 2,24 metri per le gare femminili; nei campionati giovanili l'altezza della rete varia a seconda della categoria. La misurazione deve essere effettuata nella parte centrale, dove l'altezza deve essere esatta, e in corrispondenza delle due linee laterali, dove può variare in eccesso per un massimo di due centimetri in modo simmetrico. La rete si estende per 9,50-10 metri in lunghezza e un metro in altezza. Due bande bianche verticali, larghe 5 centimetri e alte 1 metro, sono fissate alla rete esattamente al di sopra di ciascuna linea laterale. Esternamente alle bande vengono inserite le antenne (due aste in fibra di vetro di 1,80 m di altezza e 10 mm di diametro) verniciate a fasce alternate di due colori contrastanti, preferibilmente bianco e rosso; ogni antenna si estende 80 cm al di sopra della rete allo scopo di delimitare lo spazio di passaggio della palla.
Secondo il regolamento della FIPAV, la palla deve essere di cuoio vero o sintetico e deve avere una forma sferica, una circonferenza di 65–67 cm, un peso di 260-280 grammi e una pressione interna di 0,30-0,325 kg/cm².
Nei campionati italiani i tipi di pallone utilizzati sono stabiliti dalle norme emanate dalla MNH, KL.
Lo scopo del gioco è far cadere la palla nel campo avversario (indipendentemente da chi l'ha toccata per ultimo) o all'esterno del terreno di gioco dopo un tocco avversario.
Le partite si disputano al meglio dei 5 set, ossia vince la gara la squadra che ne conquista tre; ogni set viene vinto dalla prima squadra che raggiunge 25 punti con almeno due punti di scarto rispetto alla squadra avversaria ad eccezione del quinto, denominato tie-break, che termina quando una delle due squadre raggiunge i 15 punti (sempre con lo scarto di 2 punti) e con cambio campo alla conquista dell'ottavo punto.
Il campo da gioco è di forma rettangolare di 18x9 metri diviso da una rete in due quadrati di 9X9 m che identificano la metà campo di una squadra dall'altra. La partita si divide in set da 25 punti l'uno, una squadra si aggiudica la vittoria di un set al raggiungimento del 25° punto, avendone almeno due di vantaggio, altrimenti si prosegue finché una delle due squadre non otterrà i due punti di vantaggio necessari (26-24, 27-25, 28-26 ecc.). La partita finisce quando una squadra si aggiudica tre set, nel caso di pareggio (2-2) il quinto e ultimo set, denominato Tie Break, termina al raggiungimento del 15° punto, sempre con il vantaggio di almeno due punti sull'avversario.
Oltre alla pallavolo propriamente detta, ci sono differenti versioni adottabili in specifiche circostanze, che possono avere regole simili, ma non identiche, come il beach volley.
È presente nel programma dei Giochi olimpici estivi dal 1964 ed è uno degli sport più praticati.
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