Pianta erbacea perenne caratterizzata da una radice tuberosa, allungata, carnosa, ricca di sostanze mucillaginose e da fusti rampicanti che si attorcigliano in senso destrorso, sottili, flessuosi, glabri, lunghi fino a 4 m. Le foglie sono ampie e cuoriformi, con margine intero, arrotondate o acuminate all’apice, di colore verde lucido. I fiori, che compaiono tra aprile e maggio, sono unisessuali su piante dioiche, piccoli, di colore giallastro, con perigonio formato da 2 verticilli di 3 elementi sepaloidi; i maschili hanno 6 stami e sono riuniti in racemi ascellari allungati con fiori solitari o in fascetti di 2-3; i femminili hanno un ovario infero con stilo unico e 3 stimmi bilobati e sono riuniti in corti racemi (1 cm) di 3-5 fiori. I frutti maturano in ottobre, sono bacche carnose, globose, di colore rosso, lucide con punta scura, grandi come un pisello e disposte in grappoletti vistosi.
Il Tamaro cresce in tutta Italia particolarmente nel sottobosco delle quercete, come pure nella macchia, nelle radure e nelle siepi, dal livello del mare fino a ca. 800 m di altitudine.
Il tamaro è una pianta officinale conosciuta nel mondo scientifico come tamus communis ed appartiene alla famiglia delle discorea, gruppo presente per la maggior parte nei paesi mediterranei, ed appare come una pianta rampicante i cui germogli cominciano a sbocciare dopo sole 3 ore dalla germinazione.
Il tamaro cresce davvero velocemente in confronto a tutti gli altri tipi di piante, le quali molte volte ne risentono di questo fattore.
Il tamus communis veniva chiamato in passato Sigillo della Madonna, in quanto le sue radici spremute risultavano utili per curare ferite e contusioni, grazie alla sostanza in essa contenuta conosciuta come saponine.
Gli agricoltori davano da mangiare il tamaro alle mucche per aumentare la loro fertilità.
Il tamaro è una pianta le cui bacche risultano velenose se assunte oralmente, ma la sua struttura è stata impiegata per molti anni con lo scopo di alleviare il dolore dei reumatismi e l’infiammazione se applicata nella zona colpita.
Spremendo la radice del tamaro è possibile ricavare un succo davvero efficace per combattere problemi di salute come i calcoli renali, visto il suo alto potenziale diuretico ma al giorno d’oggi è sconsigliato proprio perché ritenuto troppo potente, facendovi correre il rischio di incorrere in ulteriori disturbi.
Se mescolato al miele, l’estratto del tamaro, può risultare utile per trattare l’asma e altre patologie respiratorie, ma anche qui sarà necessario ascoltare il parere di un medico e farsi consigliare a proposito dei suoi diversi impieghi.
Applicare direttamente l’estratto di tamaro sulla pelle può essere molto pericoloso, causando gravi irritazioni cutanee, gonfiore e lividi, motivo per cui sarà bene diluire sempre il composto per godere dei suoi benefici.
Evitate categoricamente di prendere per via orale l’estratto di tamaro o qualunque parte della pianta, può infatti seriamente compromettere la salute del vostro apparato digerente, dei reni e del sistema respiratorio.
Si consumano le porzioni apicali dei nuovi getti (turioni), emessi in primavera. Essi sono costoluti, di colore verde scuro tendente al marrone e rivestiti dagli abbozzi delle foglie; sono preferibili quelli prodotti dalle piante maschili perché sono più grossi.
Il Tamaro contiene numerosi principi tossici (saponine, fenantrene, ecc.) presenti abbondantemente soprattutto nelle bacche. Nella parte edule della pianta, ovvero nei turioni, queste sostanze si rinvengono in quantità non rilevanti; esse per di più sono termolabili. I turioni del Tamaro hanno un sapore amaro-saligno e si cucinano allo stesso modo dei turioni dell’Asparago o del Pungitopo, previa sbollentata in abbondante acqua per attenuare il loro gusto acre.
In Francia il Tamaro è noto come Herbe aux femmes battues, cioè erba per le donne picchiate (MAYR, 1990). Tale curiosa denominazione nasce dall`uso terapeutico della polpa grattugiata della radice del Tamaro applicata come impacchi su contusioni, ematomi e distorsioni. Le proprietà curative dipendono dalla presenza dell’istamina e dell’ossalato di potassio che agiscono stimolando la circolazione periferica.
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