domenica 21 giugno 2015

IL GENEPI BIANCO

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L'Artemisia Mutellina, conosciuta anche come Genepì bianco o Genepì femmina, è una pianta perenne, cespitosa, di colore bianco sericeo, alta in media 12 cm, con buone proprietà aromatiche in tutte le sue parti aeree. I fiori hanno l'aspetto di piccoli capolini di colore giallo distribuiti lungo il fusto. E' la specie che meglio si adatta alla coltivazione.

Nella cultura popolare il fiore dell'Artemisia genipi era creduto di genere maschile (Genepì maschio) e quello dell'Artemisia mutellina di genere femminile (Genepì femmina o Genepì bianco); entrambe le specie sono cespugli di piccole dimensioni (5/20 cm di diametro e 10/15 cm di altezza).


Essendo il Genepì una specie protetta, il fiore utilizzato per aromatizzare l'etanolo destinato alla produzione del liquore al giorno d'oggi è coltivato. Le coltivazioni sono localizzate per lo più In Valle d'Aosta e in Piemonte, e si effettuano a quote relativamente basse (1.900 - 2.000 m s.l.m.), mentre il genepì non coltivato cresce a quote più alte, ovvero tra i 2.200 e i 3.000 m s.l.m.

Il genepì fiorisce tra luglio e settembre. Questa pianta si usa per produrre il già citato liquore, ma anche per preparare dei rimedi erboristici. Le parti utilizzate sono le sommità fiorite, compresi gli stessi fiori, raccolti all’inizio della fioritura e fatti essiccare all’ombra e in un luogo ben ventilato e la radice raccolta in estate.

Le proprietà del genepì sono legate ai suoi principi amari che permettono di produrre un rinomato liquore dagli effetti digestivi. Questa pianta contiene, infatti,oli essenziali, tra cui un componente molto raro in altre specie vegetali, il cineolo, ossido terpenico che si rivela utile per stimolare la digestione. Il genepì è anche tonico, stimolante, antispasmodico, espettorante, balsamico e cicatrizzante. I suoi estratti si rivelano utili per calmare gli spasmi intestinali, per lenire le ferite, per la tosse e altre malattie dell’apparato respiratorio come asma e bronchite. Con gli estratti di genepì si trova sollievo nel caso di digestione lenta e difficile e per la flatulenza. I suoi estratti si impiegano anche per aumentare la sudorazione e abbassare la febbre. In cucina gli estratti il genepì si usano per preparare liquori e aperitivi. I montanari aggiungevano il liquore di genepì alla grappa per alleviare il cosiddetto “mal di montagna” cioè un rallentamento della digestione provocato dalle eccessive altitudini e dal freddo.

I principali usi del genepì, o meglio dei fiori maschili del genepì, sono in fitoterapia e nell’industria o meglio nell’artigianato dei liquori. Il liquore di genepì si prepara utilizzando le foglie essiccate. L’estrazione dei principi attivi della pianta può avvenire per infusione o sospensione. Il primo trattamento consiste nel lasciare le parti della pianta in infusione per 45 giorni in soluzione idroalcolica. Dopo questo periodo di tempo l’infuso viene torchiato e miscelato con acqua e zucchero per abbassarne il grado alcolico. Il liquore così ottenuto si lascia stagionare per permettere la sedimentazione delle parti insolubili che vengono filtrate al fine di ottenere un prodotto puro e brillante, dal colore paglierino con tendenza verso il verde pallido. Il metodo della sospensione prevede che le piantine vengano poste su griglie che vengono sospese sulla soluzione alcolica, all’interno di contenitori ermetici. Al loro interno l’alcol evaporerà trattenendo solo i componenti aromatici della pianta e non quelli colorati. Dopo l’evaporazione si aggiunge una miscela di acqua e zucchero. La procedura di sospensione dura circa 90 giorni, al termine il liquore subirà una stagionatura di 150 giorni. Con questo metodo si ottiene un liquore incolore dalla gradazione alcolica di circa 40 gradi, chiamato acquavite. Con il genepì si possono anche preparare infusi, tinture madri e tinture vinose. L’infuso si prepara con 3 grammi di sommità fiorite in 100 ml di acqua. La dose consigliata è di una tazzina dopo i pasti o al bisogno. La tintura madre si ottiene facendo macerare per 5 giorni 20 grammi di sommità fiorite in 100 ml di acool a 60°. La dose consigliata è di mezzo cucchiaino dopo i pasti. La tintura vinosa si ottiene facendo macerare la stessa quantità di pianta e per lo stesso periodo, nel vino bianco. La dose consigliata è di un bicchierino al bisogno.


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