venerdì 19 giugno 2015

LAMIUM ALBUM

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La Falsa ortica bianca (nome scientifico Lamium album) è una piccola pianta erbacea perenne dai bianchi fiori labiati appartenente alla famiglia delle Lamiaceae.

Uno dei primi studiosi dell'antichità ad usare il nome generico di questo fiore (Lamium) è stato Plinio, scrittore e naturalista latino, il quale ci indica anche una possibile etimologia: questo termine discenderebbe da un vocabolo greco ”laimos” il cui significato è “fauci – gola”. Ma potrebbe discendere anche da altre parole greche: ”lamos” (= larga cavità), oppure dal nome di una regina libica ”Làmia”. In quest'ultimo caso il collegamento esiste in quanto le mamme greche, per far star buoni i loro bambini, descrivevano questa regina come un mostro capace di ingoiarli (come del resto fa il fiore di questa pianta quando un bombo entra nel tubo corollino in cerca del nettare).
Il colore dell'infiorescenza ha invece determinato il nome specifico ”album”.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Lamium album) è stato proposto da Carl von Linné, biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.

La pianta in genere è poco pelosa anche se alcune parti (le foglie) sono quasi tomentose. L'altezza della pianta oscilla fra i 30 e i 50 cm (massimo 100 cm in condizioni ottimali). La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia è una pianta erbacea, perenne con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve, dotata di un asse fiorale più o meno eretto e con poche foglie.

Le radici sono secondarie da rizoma e molto lunghe.
La parte sotterranea del fusto consiste in un rizoma strisciante (stolone sotterraneo).
La parte aerea del fusto è diffuso-ascendente, raramente ramosa (eventualmente nella parte basale, se la pianta è più robusta). Il fusto ha una sezione quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici, mentre le quattro facce sono concave. È inoltre glabro o a pelosità variabile con peli eretti. Nella parte basale può essere arrossato.

Le foglie, tutte picciolate e a forma ovale-lanceolata, sono cordiformi alla base, mentre l'apice è acuminato. Lungo il fusto sono disposte in modo opposto a due a due e sono prive di stipole. La superficie è pubescente quasi tomentosa (specialmente ai margini), il bordo è irregolarmente dentato o crenato e sulla pagina inferiore sono presenti delle evidenti nervature. Il colore delle foglie è verde scuro e spesso si presentano con delle macchie rosso-brunastre quasi violette nella zona centrale della pagina superiore. Lunghezza del picciolo: 1 – 2 cm (fino a 6 cm quelli più lunghi). Dimensione delle foglie: larghezza 3 – 4 cm; lunghezza 4 – 5 cm.

L'infiorescenza è portata in vari verticilli ascellari sovrapposti lungo il fusto. Ogni verticillo è composto da più fiori (6 – 15) disposti circolarmente poggianti su due grandi brattee fogliose (o semplicemente foglie) lievemente staccate dall'infiorescenza vera e propria ma comunque sub-sessili. Le brattee del verticillo seguente sono disposte in modo alternato. Il colore del fiore è bianco (quasi giallastro) con macchie interne giallo-brune che servono da guida agli insetti pronubi.

I fiori sono ermafroditi, zigomorfi (il calice è attinomorfo), tetraciclici (con i quattro verticilli fondamentali delle Angiosperme: calice– corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da cinque elementi). Sono inoltre omogami (autofecondanti), senza profumo (o solo un leggero aroma balsamico, però sgradevole) ma ricchi di nettare.
I cinque sepali del calice sono concresciuti (calice gamosepalo) in una forma tubulare-campanulata e a struttura piuttosto rigida; è inoltre persistente. Il calice del tubo è lungo 1 – 2 volte il suo diametro e termina con cinque lunghi denti aristati, divergenti (quelli superiori sono ripiegati verso l'alto) e più o meno uguali (simmetria di tipo attinomorfa) simili a setole. La superficie del calice è percorsa da 5 – 10 nervature longitudinali.
I cinque petali sono quasi completamente fusi (gamopetalo) in una unica corolla pubescente formata da due labbra molto sviluppate. Il tubo della corolla è incurvato alla base. Il labbro superiore (composta da due dei cinque petali concresciuti) è a forma di cappuccio ben sviluppato; in questo modo protegge gli organi di riproduzione dalle intemperie e dal sole. Il labello (labbro inferiore composta dal petalo inferiore – gli altri due rimanenti formano dei dentelli laterali appena percettibili – in effetti il labbro inferiore vien considerato tripartito) è anch'esso ben sviluppato e piegato verso il basso per fare da base di “atterraggio” agli insetti pronubi; è inoltre bilobo. Le fauci sono circondate da un anello di peli obliqui per impedire l'accesso ad insetti più piccoli e non adatti all'impollinazione. I bordi della corolla sono smarginati e pelosi. I due labbri divergono di circa novanta gradi. La dimensione della corolla è generalmente maggiore di 20 mm (comunque la parte tubolare è lunga più o meno come il calice).
Gli stami sono quattro (didinami - due corti e due lunghi – quello mediano posteriore, il quinto stame, manca per abortimento) e tutti fertili. Il paio posteriore è più breve, mentre l'altra copia è aderente al labbro superiore della corolla e sporge lievemente; tutti i filamenti sono paralleli tra di loro. Le antere hanno i lobi arrotondati a deiscenza longitudinale; sono inoltre conniventi. Le antere sono pelose (possiedono un ciuffo di peli lanosi biancastri); il loro colore è bruno scuro quasi viola.
L'ovario è semi-infero (quasi supero) composto da quattro parti (quindi quattro ovuli) con logge a forma ovata, derivate da due carpelli: infatti ogni carpello è diviso in due parti da una falso setto divisorio. Lo stilo è semplice ed è inserito tra i carpelli alla base dell'ovario (stilo “ginobasico”). Lo stimma è bifido. Il nettare è nascosto sotto l'ovario.
Fiorisce da aprile a novembre.
L'impollinazione è entomofila ossia tramite insetti e in particolare tramite il bombo, ma anche api. In effetti la corolla di queste piante è sorprendentemente conformata alle dimensioni e struttura dei bombi. Quando questi insetti cercano di entrare nel tubo corollino per raggiungere i nettari (posti alla base dell'androceo) con le loro vibrazioni scuotono le antere poste all'interno del labbro superiore. In questo modo fanno scendere e quindi aderire al loro dorso peloso il polline della pianta. Visitando poi un altro fiore, parte di questo polline andrà a cadere sullo stimma provocando così l'impollinazione e la successiva fecondazione. Questo senz'altro è uno dei più interessanti mutui rapporti tra mondo animale e mondo vegetale per il raggiungimento di reciproci interessi. È da aggiungere comunque che qualora il tubo corollino si presentasse troppo stretto per prelevare il nettare, il Bombo allora si porta all'esterno del fiore e incomincia a rosicchiare la base della corolla raggiungendo così alla fine, per una via non naturale, il suo obiettivo: il nettare. In questo modo però si “rompe” il mutuo rapporto a favore solamente dell'insetto; il fiore non verrà impollinato e rimarrà sterile.
Il frutto è una nucula acheniforme (schizocarpo); più precisamente è una drupa (ossia una noce) con quattro semi (uno per ovulo derivato dai due carpelli divisi a metà). Questo frutto nel caso delle Lamiaceae viene chiamato “clausa”. Le quattro parti in cui si divide il frutto principale, sono ancora dei frutti (parziali) ma monospermici (un solo seme) e privi di endosperma. I frutti si trovano all'interno del calice persistente.
Questa pianta è diffusa su tutta la penisola italiana (escluse le isole); è comune al nord, meno comune al centro e sud. In Europa è presente più o meno ovunque. Si trova anche in Asia settentrionale e orientale ma temperata. Nell'America del nord (parte orientale) è stata introdotta durante il periodo coloniale e quindi si è naturalizzata.
L'habitat tipico sono gli incolti, le zone ruderali e depositi di rifiuti; ma anche i margine dei boschi e le siepi. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con terreno a pH neutro ma ad alto contenuto nutrizionale (pianta nitrofila) e valori medi di umidità.Sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1200 m s.l.m. (massimo 2000 m s.l.m.); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e subalpine.

Veniva utilizzata dalla medicina popolare principalmente come tonico uterino,per ridurre il flusso mesturale eccessivo,arrestare il sanguinamento.
Si utilizzava in Infuso per trattare problemi renali,della vescica,diarrea,problemi mesturali.
Le foglie giovani venivano consumate bollite e consumate con altre verdure,o aggiunte ai minestroni.

In erboristeria e fitoterapia viene utilizzata la tintura madre ricavata dalla pianta intera,nel trattamento di varici,ermorroidi,problemi alle vie urinarie,mesturazioni dolorose,dissenteria,perdite vaginali anomale.
Pianta utilizzata anche come rimedio Omeopatico.

Questa pianta contiene tannini,oli eterei,mucillagini,saponine,sali di potassio.

La pianta di ortica bianca lamium per merito delle sue proprietà è tradizionalmente impiegata per facilitare le funzioni di eliminazione renale, in quanto esercita una blanda attività diuretica favorendo l'eliminazionedi potassio e grazie alla sua attività digestiva, in caso di irritazione della mucosa gastrica, senso di pienezza, flatulenza. Viene inoltre segnalata come espettorante e secretolitica nelle affezioni delle vie aeree superiori.

L'Ortica bianca trova indicazione anche nelle alterazioni circolatorie a carico del bacino come decongestionante pelvico, in particolare nella menopausa, nell'ipertrofia prostatica e nei disturbi del tratto urogenitale in genere.

La medicina popolare considera la pianta per la sue
qualità astringenti, emostatiche, depurative e per combattere l'insonnia.

La tisana d'Ortica bianca è una bevanda dal sapore gradevole per cui la sua assunzione può essere consigliata nelle turbe del sonno che spesso sono presenti in menopausa.

Per uso locale è impiegata nelle flogosi cutanee superficiali e lievi e nel trattamento del prurito e della desquamazione furfuracea del cuoio capelluto (rientra nella formulazione di shampoos). In medicina popolare rientra nelle formulazioni per le lavande vaginali in caso di leucorrea e dismenorrea.

Si applicano compresse di decotto dilamium su tumefazioni, gonfiori, suppurazioni e per calmare i dolori artritici.

I bagni sono considerati utili per tonificare gambe gonfie o affaticate, guarire ulcere, piaghe, foruncoli e scottature.

L'abate Kneipp consigliava il vapore della decozione calda contro le otiti.
Lamium, dalla forma dei fiori, somiglianti alla gola del pesce lamio (Plinio).
Capuron consiglia di far lentamente bollire un pugno di fiori in un litro di latte: aggiungere un grammo di Cannella: ridurre alla dose di una tazza: e darla a bere il mattino a digiuno per 8-10 giorni di seguito (Scotti, 1872).
Le giovani foglie possono essere mangiate cotte in salmi e minestre rinfrescanti.





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