lunedì 22 giugno 2015

L'ORSO BRUNO



Un tempo diffuso su tutto l'arco alpino della parte settentrionale del paese, a causa dell'eccessiva caccia la situazione all'inizio degli anni novanta era drammatica, poiché era presente un'unica popolazione di orsi, ridotta a non più di 2-3 individui relegati nelle Dolomiti del Brenta, che aveva superato la soglia dell'estinzione e per cui una ripresa naturale era considerata assolutamente improbabile. In questo contesto, nel 1996, ha preso avvio mediante finanziamenti Life dell'Unione europea il «Progetto Life Ursus – tutela della popolazione di orso bruno del Brenta» promosso dal parco naturale dell'Adamello-Brenta, in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e con l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. Il progetto prevedeva la reintroduzione di 10 esemplari provenienti dalla Slovenia poiché, grazie a studi preventivamente effettuati, si era appurato che quello fosse il numero di animali necessario per arrivare ad avere, nel giro di circa 30 anni, una popolazione minima vitale di circa 40-60 individui. Il progetto ha certamente avuto successo poiché gli esemplari si sono ben adattati al nuovo territorio di vita e la popolazione è caratterizzata da un'espansione sia numerica (circa 25 individui nel 2007, una trentina nel 2010, 40-50 nel 2014) che territoriale. Recenti avvistamenti risalenti al 2005, al 2008 e all'aprile 2010 sono avvenuti in Vallarsa, sull'Altopiano di Asiago 7 Comuni in provincia di Vicenza, in provincia di Bergamo, a Magasa, Val Vestino e Tremosine sul Garda in provincia di Brescia e stanno a indicare un'espansione territoriale di caccia del plantigrado. Questa sottospecie di orso bruno è il carnivoro più grande d'Italia, può arrivare a pesare al massimo fino a 350–400 kg e arrivare fino a 2,5 metri di altezza, mentre le femmine sono il 25% più piccole.

Dagli anni settanta è stato inoltre segnalato l'arrivo di orsi in Friuli V.G. dalla vicina Slovenia. Pare si tratti principalmente di individui maschi erranti in numero variabile tra 5 e 15 esemplari. Le zone più frequentate sono la Catena Carnica principale, il Tarvisiano e le Prealpi Giulie lungo il confine Sloveno. Ultime tracce in val Saisera nell'ottobre 2011, dove un orso ha distrutto una baita in cui vi erano delle arnie, facendo razzia di miele. Negli ultimi anni alcuni orsi si sono spinti fino ai confini con il Cadore.

La specie, un tempo diffusa in tutta la zona ad est degli Appennini dalle Marche alla Puglia, ma a causa del bracconaggio e della eccessiva caccia ora in Abruzzo è presente una popolazione isolata (da alcuni considerata sottospecie), l'orso bruno marsicano, di cui rimangono solo circa 80-100 esemplari: attualmente pare che la popolazione sia in espansione e si sia irradiata anche in Lazio e Molise. I maschi di questa sottospecie hanno un peso medio che varia da 150–200 kg ma possono arrivare anche a pesare fino a 300 kg ma raramente lo superano, in posizione eretta raggiungono un'altezza media di due metri, mentre le femmine sono il 25% più piccole. Questa sottospecie è il secondo carnivoro più grande d'Italia dopo la sottospecie nominale di orso che vive in triveneto.

In Europa, durante l'ultima era glaciale, l'orso bruno condivise il suo habitat con altri predatori, come il leone delle caverne, la iena delle caverne e il più grosso e strettamente imparentato orso delle caverne, che sopravvisse più a lungo degli altri carnivori prima nominati. L'orso delle caverne venne cacciato dai Neanderthal, i quali avevano sviluppato una religione connessa a questo orso, il culto dell'orso delle caverne, ma la popolazione dei Neanderthal era troppo piccola per aver portato all'estinzione questo animale, che sopravvisse loro per altri 18.000 anni, estinguendosi circa 10.000 anni fa. Le diete dell'orso delle caverne e dell'orso bruno erano simili e le due specie vissero probabilmente nella stessa area nello stesso periodo. Non sappiamo perché l'orso delle caverne si estinse.

L'orso è un animale imponente e massiccio, dotato di una folta pelliccia bruna, a volte con riflessi nerastri in contrasto con zone più chiare. I piccoli hanno generalmente un collare di peli biancastri che scompare verso il secondo anno d'età. L'orso è un plantigrado, cioè un animale che si muove appoggiando sul terreno l'intera pianta della zampa, dotata di ampi cuscinetti digitali e di robusti unghioni non retrattili.La sua vista è mediocre, mentre l'olfatto e l'udito sono molto sviluppati. Le sue dimensioni sono: lunghezza da 130 a 250 cm, altezza al garrese da 75 a 120 cm. Il suo peso varia tra 50 e 150 kg per le femmine e tra 70 e 300 per i maschi. I piccoli alla nascita pesano 200-300 grammi.
Nonostante appartenga all’ordine dei carnivori l’orso bruno, date le sue abitudini alimentari, deve essere considerato onnivoro e i vegetali costituiscono più del 60% degli alimenti consumati. La parte restante della dieta è costituita da insetti (principalmente formiche e api) e da resti di animali trovati morti e solo molto raramente predati. L’opportunismo alimentare dell’orso si manifesta anche nella sua capacità di adattare la dieta nel corso dell’anno, in base alla disponibilità stagionale: in primavera buona parte della dieta è composta da germogli, foglie di arbusti, gemme e frutti di bosco maturati l’autunno precedente. In questa stagione un altro alimento che può essere importante sono le carcasse di ungulati selvatici morti durante l’inverno. In estate aumenta il consumo di infiorescenze, erba, foglie, frutta selvatica ma anche di insetti; in questa stagione le vecchie ceppaie, i formicai ed i vespai subiscono le maggiori devastazioni. In autunno, periodo critico poiché precede l’ibernazione ed è caratterizzato dalla cosiddetta “iperfagia”, ossia la tendenza a passare la maggior parte del tempo nutrendosi, la dieta è ancora più varia poiché vi si aggiungono mele e pere dai frutteti, il mais e la frutta secca come le faggiole, ad elevato potere calorico.

Sulle Alpi l’orso predilige vaste foreste ricche di sottobosco, in cui trova la necessaria tranquillità e gli alimenti di cui si ciba.
Generalmente le tane sono ricavate in piccole grotte naturali, a volte allargate ed adattate dall’orso, più raramente vengono direttamente scavate nel terreno. L’ingresso è spesso poco visibile e di dimensioni ridotte rispetto alla mole dell’animale. All’interno l’orso si prepara solitamente un confortevole giaciglio a forma di nido, utilizzando foglie, erba, sterpaglie e ramoscelli.
Durante lo svernamento il plantigrado cade in un profondo torpore, la temperatura corporea si abbassa, il metabolismo rallenta e l’animale consuma lentamente le scorte di grasso che ha accumulato nel corso dell’autunno. Il letargo non è però assoluto, a volte l’orso può uscire dalla tana per brevi periodi, nelle ore più calde della giornata. Se disturbato l’animale abbandona il ricovero ed è costretto a reperirne uno d’emergenza.

L'orso bruno è notoriamente un animale dall’indole solitaria e, ad eccezione di particolari momenti dell’anno e comunque con nette differenze di comportamento in relazione all’età del singolo individuo e alle caratteristiche dell’ambiente in cui vive, non ha un’intensa vita di relazione, anche in aree caratterizzate da alta densità di popolazione.
Schivo, diffidente e solitario, è estremamente difficile da incontrare. Al contrario di quello che si pensa, non è aggressivo e non attacca, se non quando pensa di essere in pericolo e non ha altre vie di fuga.
Animale prevalentemente crepuscolare e notturno, spesso utilizza le ore del giorno solo per riposarsi, alternando fasi di immobilità a piccoli spostamenti. Per questo motivo, la scelta dei giacigli diurni e la possibilità di trovare aree indisturbate nelle quali passare le ore di riposo sono molto importanti.
E’ probabile che, a causa soprattutto della persecuzione umana, gli orsi abbiano adattato il loro comportamento in maniera tale che gran parte della loro attività venga svolta nelle ore notturne o crepuscolari, sfruttando la protezione offerta dal buio.In natura l'orso può vivere fino a circa 20-25 anni (max 30); in cattività più a lungo, tanto che in rari casi può superare i 50 anni.
Sulle Alpi, il periodo degli amori è tra maggio e luglio. In questo periodo si formano le coppie, mentre nel resto dell’anno gli animali vivono solitari. Gli orsi, sia maschi che femmine, sono maturi sessualmente a partire dai 4-6 anni di età. La gestazione dura dai 7 agli 8 mesi e gli orsetti, da 1 a 4, solitamente 2, nascono in gennaio-febbraio, all’interno della tana. Alla nascita sono molto piccoli (pesano solo 200-300 grammi), hanno gli occhi chiusi e sono privi di pelo. La loro crescita nei mesi successivi è molto rapida; in maggio-giugno il loro peso sarà già di 5-6 kg. Le cure parentali sono lunghe: i piccoli restano infatti con la madre solitamente per 2 anni, ma a volte anche di più. Per questo motivo un’orsa partorisce solitamente solo ogni 2 o 3 anni.
Il lungo periodo che i giovani orsi trascorrono con la madre è fondamentale per conoscere i comportamenti e le abitudini della madre che risulteranno assai utili per il loro futuro. E' così che imparano, ad esempio, dove ricercare il cibo e di quale alimenti nutrirsi, la scelta del sito e del periodo di svernamento ed anche ad aver timore dell'uomo.
La presenza dell’orso, animale difficilissimo da osservare, può essere testimoniata da numerose tracce quali orme, escrementi, resti di pasti od altri particolari che indicano il suo passaggio. Nella maggior parte dei casi un’osservazione attenta evita la confusione con altre specie animali e fornisce la certezza che il plantigrado frequenti o abbia frequentato una particolare area.Dalle caratteristiche delle orme che normalmente si ritrovano sul terreno, si deduce che l’orso si muove generalmente al trotto o al passo incrociato, comune fra i mammiferi, in cui le zampe anteriore sinistra e posteriore destra, e di conseguenza le zampe anteriore destra e posteriore sinistra, si muovono contemporaneamente. Spesso però mostra un’andatura particolare detta “dondolante”, muovendo quasi contemporaneamente la zampa anteriore e posteriore dello stesso lato. Dai necessari spostamenti di peso verso destra e sinistra si produce il tipico dondolante e quasi comico “passo dell’orso”. Questo passo è però sorprendentemente efficace e in ogni caso più rapido del passo normale di un essere umano. Più raramente l’orso si muove correndo o galoppando e su brevi distanze raggiungono sorprendenti velocità, fino a circa 45 km/h.
L'orso bruno è un animale prevalentemente notturno e solitario, sebbene nei luoghi dove c'è maggiore disponibilità di cibo possano riunirsi molti esemplari, i quali formano delle gerarchie sociali in base all'età e alle dimensioni. Durante l'inverno, cade in letargo: per tale motivo, durante l'estate, immagazzina più di 180 kg di grasso, che gli servono per sopperire al cibo che non può procurarsi, essendo in stato di torpore per diversi mesi. Sebbene non vadano completamente in ibernazione e possano svegliarsi facilmente, nei mesi invernali entrambi i sessi preferiscono ripararsi in un luogo protetto, come una grotta, un crepaccio od un grande tronco cavo.

Questi animali sono onnivori e si nutrono di una vasta gamma di prodotti vegetali, come bacche, radici, germogli e funghi, così come di animali, come pesci, insetti e piccoli mammiferi. Nonostante la loro reputazione, la maggior parte degli orsi bruni non è particolarmente carnivora e fino al 90% della loro alimentazione è composta da materia vegetale . La struttura delle mascelle si è evoluta per adattarsi a queste abitudini alimentari, ma nonostante questo questi animali possiedono sempre i denti canini robusti e affilati tipici dei predatori veri e propri. La loro dieta varia enormemente a seconda dell'areale. Per esempio, gli orsi di Yellowstone mangiano durante l'estate un numero enorme di falene, più di 40.000 al giorno, le quali costituiscono un terzo dell'alimentazione. Localmente, in alcune aree della Russia e dell'Alaska, gli orsi bruni si nutrono soprattutto di salmoni carichi di uova e questa nutrizione e l'abbondanza di questo cibo permettono agli orsi di queste aree di raggiungere dimensioni enormi. Gli orsi bruni predano occasionalmente anche cervi (Odocoeilus spp.; Dama spp., Capreolus spp.), cervi rossi (Cervus elaphus o wapiti americano), alci (Alces alces), caribù (Rangifer tarandus) e bisonti (Bison bison spp., Bison bonasus). Quando gli orsi bruni attaccano questi animali, tendono a scegliere i giovani, dal momento che sono più facili da catturare. Quando caccia, l'orso bruno usa i suoi canini affilati per mordere al collo la sua preda. Osservazioni effettuate nelle Alpi orientali hanno dimostrato che, almeno in quel contesto geografico, l'orso bruno uccide gli erbivori per cibarsi non tanto della carne, quanto piuttosto dell'erba semidigerita presente nello stomaco, che è spesso l'unica parte ad essere mangiata. Gli orsi si nutrono anche di carogne e sfruttano le proprie dimensioni per intimidire altri predatori, come lupi, puma, orsi più piccoli e tigri, allontanandoli dalle loro prede. Gli orsi bruni sono molto forti, perfino se considerati sotto diversi aspetti; un grosso esemplare può spezzare il collo o la spina dorsale di un bisonte adulto con una singola zampata.

Gli orsi bruni sfruttano spesso le loro dimensioni per scacciare i lupi dalle loro prede. Nel parco nazionale di Yellowstone, gli orsi derubano i lupi così spesso che il direttore del Progetto per i Lupi di Yellowstone, Doug Smith, scrisse una volta: «Il problema non è se gli orsi saranno attratti da una preda, ma quando». Sebbene i contrasti per le carcasse siano comuni, i due predatori in alcune rare occasioni si tollerano a vicenda mentre si nutrono della stessa preda. Entrambe le specie, comunque, possono dare la caccia ai rispettivi cuccioli, se ne hanno l'occasione.

Gli orsi adulti sono generalmente immuni dagli attacchi di altri predatori, all'infuori che a quelli di un altro orso, comunque, nell'estremo oriente russo, gli orsi bruni, insieme ai più piccoli orsi neri asiatici, costituiscono il 5-8% della dieta delle tigri siberiane. Per la precisione, gli orsi bruni costituiscono l'1-1,5% della loro dieta. Le tigri generalmente evitano i maschi adulti di orso bruno (che in questa regione pesano più di 200 kg), ma predano frequentemente i cuccioli e le femmine più piccole. Comunque, vale anche il contrario, nonostante un maschio adulto di tigre sia un avversario temibile anche per un grosso orso. Perfino orsi delle stesse dimensioni costituiscono un grave pericolo per questi felini in uno scontro frontale. Gli scienziati hanno riportato i casi di 12 combattimenti in cui delle tigri, perfino femmine e maschi adulti, sono state uccise e divorate da orsi bruni. Alcuni orsi che emergono dal letargo vanno in cerca delle tigri allo scopo di rubare le loro prede, aspettando però in genere che si allontanino. Le tigri solitamente rimangono sul terreno e difendono le proprie vittime, a meno che il ladro non sia un grosso maschio.

Nelle aree dove coesistono, gli orsi bruni solitamente dominano sulle altre specie di orsi. A causa delle dimensioni più piccole, gli orsi neri americani si trovano in svantaggio rispetto agli orsi bruni nelle aree aperte e non boschive. Sebbene siano stati documentati casi di orsi neri messi in fuga da orsi bruni, sono state registrate solo raramente delle uccisioni. Le abitudini diurne dell'orso nero, che vive in aree fittamente boschive, sono opposte a quelle notturne degli orsi bruni, che preferiscono spazi aperti, e grazie a questi differenti stili di vita si evitano così scontri interspecifici nelle aree dove questi coabitano. Vi è stato un aumento recente delle interazioni tra orsi bruni e orsi polari, dovute alle conseguenze del riscaldamento globale. Gli orsi bruni si sono spinti sempre più a nord nei territori che un tempo appartenevano a quelli polari. Questi tendono a dominare sugli orsi polari nelle dispute intorno alle carcasse e in alcune tane di orso bruno sono stati ritrovati cuccioli morti di orso polare. Sono stati inoltre registrati casi in cui degli orsi bruni hanno divorato cuccioli di panda gigante.

La stagione degli amori va dalla fine di maggio agli inizi di luglio. Essendo periodicamente monogami, gli orsi bruni rimangono con lo stesso partner per un periodo che varia da pochi giorni fino ad un paio di settimane. Le femmine divengono sessualmente mature ad un'età tra i 5 e i 7 anni, mentre i maschi si accoppiano solitamente solo dopo qualche altro anno in più, quando sono abbastanza grossi e robusti da competere con successo con gli altri maschi per appropriarsi dei diritti all'accoppiamento. Tramite il processo dell'impianto ritardato, l'ovulo fecondato di una femmina si divide e vaga libero nell'utero per sei mesi. Durante il letargo invernale, il feto aderisce alla parete uterina e i cuccioli nasceranno dopo un periodo di otto settimane, mentre la madre sta dormendo. Se la madre non ha accumulato abbastanza grasso per sopravvivere nel corso dell'inverno, l'embrione non si impianta e viene riassorbito dal corpo. Una cucciolata è composta da uno a quattro piccoli, solitamente da due, sebbene ci siano stati casi di orse con cinque cuccioli, anche se non è insolito per le femmine adottare piccoli altrui. Le dimensioni di una cucciolata dipendono da un certo numero di fattori, come l'età della madre, la distribuzione geografica e la disponibilità di cibo. Le femmine più vecchie tendono a mettere alla luce cucciolate più numerose. I piccoli sono ciechi, privi di denti e glabri, e alla nascita pesano meno di 0,4 chilogrammi. Si nutrono del latte materno fino a primavera o fino agli inizi dell'estate, a seconda delle condizioni climatiche. I cuccioli, che in questo periodo pesano tra i 6, 8 e i 9 chilogrammi, sono abbastanza sviluppati da seguire la madre e iniziare a nutrirsi di cibo solido. Rimangono con lei tra i due e i quattro anni, durante i quali apprendono varie tecniche di sopravvivenza, come imparare quali sono i cibi che hanno valori nutrizionali più alti e dove trovarli, come cacciare, come pescare, come difendersi e dove andare in letargo. Gli orsetti imparano seguendo e imitando le azioni della madre durante il periodo con cui rimangono con lei. Gli orsi bruni praticano inoltre l'infanticidio. Un maschio adulto può uccidere i cuccioli di un altro orso per rendere la femmina sessualmente recettiva. Per questo motivo i piccoli si arrampicano sopra un albero non appena avvistano un maschio adulto.

Gli orsi vengono attratti dalle fonti di cibo create dall'uomo, come le discariche di rifiuti, i bidoni della spazzatura, i cassonetti e gli apiari (dove contrariamente alla comune credenza non sono attratti tanto dal miele quanto dalle larve di ape), e si avventurano in cerca di cibo nelle abitazioni umane o nelle stalle, se queste sono situate nei pressi del loro habitat. Negli U.S.A., gli orsi talvolta uccidono e divorano animali da fattoria. Quando gli orsi cominciano ad associare le attività umane con una «fonte di cibo» si fanno più coraggiosi e allora crescono le probabilità di incontri con l'uomo e se questi animali vengono allontanati possono di nuovo farsi vivi nello stesso luogo. Il detto «un orso nutrito è un orso morto» è entrato nell'uso quotidiano per diffondere l'idea che permettere agli orsi di rovistare tra i rifiuti umani, così come nei bidoni dell'immondizia e negli zaini dei campeggiatori, nei mangimi per animali e in altre fonti di cibo che portano l'orso ad un contatto con l'uomo, può causare la morte all'orso stesso.

Per tenere lontani gli orsi dagli ambienti umani gli animali sono stati spostati in altre zone, ma questo non ha affrontato il problema che per l'orso l'uomo equivale ad una fonte di cibo, né ha risolto le situazioni ambientali che hanno portato l'orso ad abituarsi all'uomo. «Porre un orso in un ambiente usato da altri orsi può portare ad una competizione e a conflitti sociali, con il risultato del ferimento o della morte dell'orso meno dominante».

In Europa, parte del problema è costituito dai pastori; nel corso degli ultimi due secoli, molti allevatori di pecore e capre hanno gradualmente abbandonato la pratica più tradizionale di utilizzare cani da pastore per fare la guardia ai loro animali, che nel frattempo sono diventati più numerosi. Generalmente i pastori seguono le mandrie al pascolo attraverso notevoli estensioni di terreno. Dal momento che gli orsi ritengono queste greggi appartenenti al proprio territorio, possono nutrirsi di bestiame. Alcuni pastori si sentono legittimati a sparare agli orsi per salvaguardare il proprio bestiame.

L'orso bruno è un animale la cui presenza può entrare in conflitto con l'uomo e con le sue attività economiche, soprattutto nelle regioni densamente popolate e dove gli ambienti scelti da questo animale vanno a sovrapporsi con le aree utilizzate per l'allevamento, l'agricoltura e l'apicoltura poiché, essendo un opportunista a livello alimentare, trova comodo utilizzare queste risorse alternative di cibo. L'orso bruno non è da considerarsi un animale aggressivo e pericoloso, poiché ha solitamente un comportamento schivo e tende ad evitare il più possibile gli incontri con l'uomo. Tuttavia può capitare che alcuni esemplari di orso prendano confidenza con l'uomo e le sue attività antropiche diventando «confidenti», ma tuttavia non sono da considerarsi pericolosi in quanto generalmente non sviluppano comportamenti aggressivi. I casi di aggressione accertati sono sempre descritti come situazioni limite, spesso causati dall'uomo con l'avvicinamento ad animali feriti o intrappolati, a femmine accompagnate da piccoli, oppure disturbando orsi presso i siti di svernamento o di alimentazione, ovvero circostanze in cui l'orso vede nell'uomo un pericolo o un competitore all'accesso ad una fonte di cibo. Generalmente il comportamento scelto in caso di incontro accidentale con l'uomo è la fuga.



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