domenica 8 marzo 2015

BRUGO

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Il brugo (Calluna vulgaris (L.) Hull, 1808) è una pianta della famiglia delle Ericacee, unica specie del genere Calluna.
Si tratta di un piccolo arbusto perenne che cresce fino ad un'altezza di 20–50 cm (raramente fino a 1-1,5 m). Talvolta è chiamato col nome di erica selvatica o erica.

Il genere Calluna si distingue dal genere affine Erica per la corolla e il calice divisi in quattro parti (tetramero e non pentamero come l’Erica). Spesso comunque viene confusa con le specie di questo genere: infatti la nostra pianta a volte è chiamata anche falsa erica o impropriamente erica selvatica o ancora più impropriamente erica.

Il nome generico Calluna deriva dalla parola greca καλλύνω (kallýnō), verbo che vuol dire “pulire, spazzare”: infatti un tempo il brugo veniva usato per fare scope. Il nome specifico vulgaris deriva dall'aggettivo latino che significa “comune”, “conosciuto da tutti”.
In botanica la denominazione Calluna è stata introdotta nel 1802 ad opera dell’inglese Richard Anthony Salisbury (2 maggio 1761 - 1829)
In Francia questa pianta viene chiamata bruyere commune mentre gli inglesi la chiamano ling, common ling o anche heather; per i tedeschi invece è Heidekraut. In Polonia viene chiamata wrzos, da cui deriva il nome del mese di settembre – wrzesień – quando il brugo fiorisce.

L’aspetto della pianta è suffruticoso e cespitoso, appartiene infatti alla forma biologica camefita fruticosa di tipo Nano-fanerofite (Ch frut/NP).

Radice micorrizata.

Il fusto è legnoso, tenace, glabro ad andamento prostrato, molto ramificato e intrecciato per cui a volte la copertura del terreno circostante da parte della nostra pianta è compatta e densa.

Foglie aghiformi sempreverdi opposte alterne.
Le foglie sono aghiformi sempreverdi (non caduche), opposte e alterne a coppia (ossia ogni coppia si presenta in posizione alterna rispetto alla precedente), densamente embricate in 4 file longitudinali a sezione triangolare e di forma lanceolato-squamiformi. Sono sessili e alla base presentano due piccole orecchiette. Dimensioni: lunghezza 2–3 mm; larghezza 0,7 mm.

L’infiorescenza è un racemo apicale unilaterale (i vari fiori sono tutti rivolti dallo stesso lato). Sempre in posizione apicale insieme ai fiori sono presenti alcune foglie (tipo brattee). La spiga florale è lunga dai 20 ai 30 cm.

I fiori nelle piante selvatiche sono solitamente di tonalità viola o colore malva ma anche rosei (raramente bianchi) e sono un po’ penduli. Alla base dei fiori sono presenti 4 – 8 piccole bratteole lineari (l'insieme è chiamato epicalice). I fiori sono ermafroditi, attinomorfi e tetrameri (corolla e calice quadripartiti).

Il calice ( gamosepalo) è membranoso (la cui lunghezza e maggiore della corolla) ed è formato da 4 lobi (sepali petaloidei) lunghi 4–6 mm e non saldati interamente. Il colore è lo stesso della corolla.
I petali sono la metà dei sepali e sono saldati per due terzi. La corolla ( gamopetala) è campanulata e fuoriesce solo in parte dal calice. Dimensioni: 2–3 mm.
Gli stami sono 8 con antere acuminate ( aristate) e due appendici riflesse.
L’ovario è supero con un solo stilo molto lungo che fuoriesce vistosamente dal fiore.
Fiorisce alla fine dell'estate. Ma a quote basse può fiorire fino a novembre.
Impollinazione avviene tramite farfalle (anche notturne), api e vento (impollinazione anemofila); quest’ultimo modo di impollinazione è tipico dei primi periodi di fioritura della pianta.
È da notare che il perianzio (formato dai due primi verticilli del fiore: quello del calice e quello della corolla) è persistente.

Il frutto è una capsula tetraloculare (a 4 loculi) contenente piccoli semi ovoidi (uno per ogni loculo).

Il geoelemento della nostra pianta è Circumbor.-Euroameric (anfiatlantico). Quindi è comune in Europa, in Siberia occidentale, in Asia minore e in America settentrionale nelle zone fredde e temperato fredde di questi continenti con buone precipitazioni e periodi estivi ristretti.
In Italia è comune nelle zone centrosettentrionali, raro nell’Appennino centrale, assente al sud e isole. In particolare è comune nel paesaggio delle brughiere ai piedi delle Prealpi lombarde, o nella zona delle baragge vercellesi. Verso Viareggio scende fin quasi al mare.
Cresce in terreni acidi ben drenati, in pieno sole o parzialmente in ombra, nei boschi di conifere e torbiere. È una componente comune dell'habitat delle lande, delle brughiere e dei cespuglieti in genere.
Diffusione altitudinale: da 0 a 2500 m s.l.m..

Il brugo tollera il pascolo moderato ed è in grado di ricrescere in seguito ad incendi occasionali. È una fonte di nutrimento importante per diversi animali come pecore o cervi, che possono nutrirsi degli apici delle piante quando la neve copre la vegetazione bassa. Le pernici si nutrono di giovani germogli e di semi. Sia l'adulto che la larva del coleottero Lochmaea suturalis se ne nutrono e possono provocare la morte delle piante. Anche le larve di numerose specie di lepidotteri si nutrono sul brugo.

Proprietà della pianta: astringente, vasocostrittrice, antisettiche delle vie urinarie, diaforetica, antiinfiammatoria, antireumatiche.
Sostanze presenti nella pianta: glucoside arbutina, tannini, acido fumarico, varie sostanze amare, idrochinone arbutasi, leucodelfidina, ericina, eucaliptolo.
Il brugo, nella medicina popolare, viene usato (tramite decotti) nei disturbi alle vie urinarie (cisti e leucorree) in quanto facilita la secrezione urinaria. Ma è usato anche in casi di infiammazioni intestinali (i tannini hanno un buon potere astringente). Vengono sconsigliate dosi troppo elevate: può causare irritazione.
Esternamente viene usato, sotto forma di lavaggi, per attenuare le infezioni dell’apparato boccale.

Può essere usata come condimento, oppure (dalle foglie) si ricava un infuso.
In certe zone d’Italia (poche) con il brugo si produce del miele uniflorale molto scuro. All’estero tale produzione è più consistente (Europa settentrionale, America settentrionale e Nuova Zelanda). Il miele prodotto dal brugo è tissotropico: ossia normalmente si presenta sotto forma di gel, ma se sottoposto ad agitazione si fluidifica; torna gelatinoso se lasciato a riposo.

L’industria dalla pianta ricava tannino e coloranti. Inoltre l’artigianato utilizza i fusti legnosi e flessibili per la preparazione di scope.

Il brugo è una pianta ornamentale comunemente coltivata nei giardini e a scopo paesaggistico.
Ci sono diverse cultivare selezionate per il colore dei fiori e del fogliame, e per il loro portamento. Le cultivar hanno fiori di colori diversi che variano dal bianco al rosa e ad una vasta gamma di violetti, comprendendo i rossi. La stagione di fioritura per le diverse cultivar va dalla fine di luglio fino a novembre nell'emisfero settentrionale. Al termine della fioritura i fiori diventano marroni, ma rimangono sulle piante per tutto l'inverno.
Le cultivar con fogliame ornamentale vengono solitamente selezionate per le foglie dai colori rossastri o dorati. Alcune forme possono essere grigie argentee. Molte delle forme con fogliame ornamentale cambiano colore con l'arrivo del clima invernale, di solito aumentando l'intensità del colore. Altre forme vengono coltivate per il loro fogliame primaverile.

Il brugo è stato introdotto in Nuova Zelanda ed è diventato infestante in alcune aree, ad esempio nel Tongariro National Park, dove la pianta si riproduce in modo smisurato. Per fermare la propagazione del brugo, è stata introdotta la Lochmaea suturalis; i primi tentativi hanno avuto parziale successo.

Il brugo è uno dei fiori nazionali della Scozia, il secondo dopo il cardo. È anche il fiore nazionale della Norvegia. Il suo nome inglese, Heather, è usato come nome proprio femminile.

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