mercoledì 18 marzo 2015

IL NANNUFERO

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Il nannufero è una pianta della famiglia delle Nymphaeaceae.

La famiglia delle Nymphaeaceae non è numerosa, insieme alla famiglia delle Cabombaceae comprende 6 generi con 68 specie; mentre il genere Nuphar comprende circa una dozzina di specie (non tutti i botanici sono concordi sul numero), appartenenti all'emisfero boreale, soprattutto all'area Nord Americana. Nuphar lutea è l'unica specie presente nella flora spontanea italiana.
La classificazione tassonomica di N. lutea è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa sia il genere (Nuphar) che la famiglia (Nymphaeaceae) appartenevano all'ordine delle Nymphaeales (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist), mentre ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (Classificazione APG II) discende direttamente dal clade delle angiosperme in quanto la genesi di questa specie viene ritenuta parallela a quella del resto delle Angiosperme.
Questa pianta inizialmente venne inserite nel genere affine Nymphaea da Carl von Linné nel 1753 con il nome di Nymphaea lutea. Alcuni cataloghi riportano la denominazione di Nuphar luteum.
All'interno del genere le varie specie sono divise secondo la tipologia delle foglie: cordiformi o sagittate. La “Ninfea gialla” appartiene al primo gruppo.

Il nome generico (Nuphar) era già usato dagli antichi greci sotto la forma di ”noufar” (informazione ricavata dagli scritti di Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa – 90 circa) che fu un medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone) ; probabilmente l'origine di questo vocabolo va ricercata nella lingua persiana dove esiste la parola ”ninufar” (un giglio d'acqua) o anche nella parola araba ”nauphar” o ”nyloufar”.
Il nome specifico (luteum) fa ovviamente riferimento al colore del fiore.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Nuphar lutea) è stato proposto dal botanico inglese Sir James Edward Smith (2 dicembre 1759 – 17 marzo 1828) nella sua opera intitolata ”Florae Grecae Prodromus” del 1809.
In lingua tedesca questa pianta si chiama Gelbe Teichrose; in francese si chiama Nénufar jaune; in inglese si chiama Yellow Water-lily.

È una pianta acquatica che vive di preferenza nelle acque ferme o a lento decorso. L'altezza varia da 50 a 200 cm (dipende dalla profondità del bacino acquatico – minimo 20 cm), La forma biologica della specie è idrofita radicante (I rad); ossia sono piante acquatiche perenni le cui gemme si trovano sommerse o natanti e hanno un apparato radicale che le ancora al fondale. Molte caratteristiche avvicinano questa pianta alle Monocotiledoni anche se inizialmente sono state classificate nelle Dicotiledoni.
Le radici sono fissate sul fondo fangoso e sono secondarie (avventizie) da un grosso rizoma.


Il fusto è rizomatoso e rampante. Questo fusto è diverso dai fusti aerei delle piante terrestri in quanto non deve sostenere nessun peso; di conseguenza le parti legnose sono minime a favore dei tessuti aeriferi. Infatti questi fusti (come anche i piccioli e i peduncoli) sono percorsi da ampi canali aeriferi (per assicurare il galleggiamento e portare l'ossigeno alle radici). In genere i fusti risultano flaccidi ma tenaci ed estensibili per adattarsi ai differenti livelli dell'acqua. La superficie superiore è segnata dalle cicatrici dei piccioli delle annate precedenti. Diametro del fusto: 3 – 8 cm.

Le foglie sono molto grandi a forma cordato-ovata astata, appiattite quasi peltate (l'inserimento del picciolo, glabro, è relativamente centrale - a ¼ della lamina - in una profonda insenatura). Le orecchie delle foglie sono ottuse. Queste foglie galleggiano (o sono semi-sommerse) e sono provviste di stomi solo sulla pagina superiore. La sezione dei piccioli è triangolare. La lamina fogliare, ondulata sul bordo, possiede una nervatura che parte dal nervo centrale e si dirama verso i margini sdoppiandosi tre volte con angoli acuti (non sono presenti i nervi trasversali). Le due pagine (quella sopra e quella sotto) hanno ovviamente strutture anatomiche diverse interfacciando due elementi completamente differenti (aria e acqua). La lamina superiore è protetta da uno strato ceroso (questo per non essere bagnata, così l'acqua scivola via senza bloccare le aperture aerifere) e cosparsa da diversi stomi preposti appunto allo scambio aerifero ed è di colore verde; mentre quella inferiore è violacea. Sono presenti anche delle foglie sommerse più chiare e meno robuste, ma a germinazione più precoce. Dimensioni delle foglie: larghezza 8 – 20 cm; lunghezza 15 – 30 cm.

L'infiorescenza è composta da fiori solitari portati a qualche centimetro sul pelo dell'acqua sorretti da peduncoli radicali. Anche questi fiori come la maggior parte delle ninfee si aprono col sole e si chiudono al tramonto.

I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, polipetali (con un numero imprecisato di petali), spirociclici (i petali sono a disposizione spiralata/ciclica), in genere tutti gli altri elementi del fiore (calice e componenti riproduttivi) sono a disposizione spiralata. Il perianzio è ipogino. I fiori profumano di alcol e sono larghi da 4 a 6 cm.

I sepali del calice sono 5 o più ed hanno una consistenza carnosa a forma concava. Sono di tipo petaloide, il colore è giallo-oro quasi arancione all'interno, mentre esternamente sono verdi: è quindi la parte più vistosa del fiore (funzione vessillifera). Dimensione dei sepali: 2 – 3 cm.
I petali sono più piccoli dei sepali e sono ridotti a delle squame; sono più simili agli stami che a dei petali veri e propri; la forma è obovata e il loro colore è giallognolo. Il loro numero va da 13 ad una ventina. Il nettare si trova alla base di questi petali sulla parte esterna della superficie. Dimensione dei petali: 1 – 1,5 cm.
Gli stami sono numerosi (numero indefinito), portati da brevi filamenti, ripiegati verso l'esterno e caduchi; l'inserzione degli stami (multi-seriale) è del tipo ipogino e a spirale. In particolare i primi tredici (quelli più esterni) si alternano con i petali. Le antere maturano molto dopo lo stimma. Dimensione delle antere: 4 – 7 mm.
L'ovario è supero e breve; la forma è globulare-ovoidale. L'ovario è formato da numerosi carpelli (8 o più) saldati insieme e con placentazione laminare[6]. Dai carpelli si dipartono da otto a trenta stimmi. Questi sono disposti a raggiera all'apice dell'ovario e piegano verso l'esterno. Il centro di questi stimmi è depresso. Gli stimmi maturano subito alla prima apertura del fiore. Diametro del disco degli stimmi: 7 – 19 mm.
Fioritura: da giugno a settembre.
Le dimensioni (sono grandi) dei granuli pollinici favoriscono senz'altro una impollinazione entomofila (né anemofila, né idrofila).
Il frutto è una grossa capsula quasi legnosa; la forma è simile ad un'ampolla. La sua posizione è sopra il pelo dell'acqua, e quindi matura all'aria aperta (contrariamente al frutto a maturazione sommersa delle “vicine” Nymphaea). Quando si stacca dalla pianta galleggia e a maturazione completata si suddivide nei vari carpelli che lo compongono. In questi sono contenuti numerosi semi ovoidali immersi in una sostanza vischiosa e senza arillo. La disseminazione avviene sul pelo dell'acqua (dispersione idrocoria), ma anche a mezzo degli uccelli (dispersione zoocoria). Lunghezza del frutto 2 – 4 cm; diametro 5 – 6 cm. Dimensione dei semi: 5 mm.

Il tipo corologico (area di origine) è Eurasiatico.
In Italia questa pianta ha una diffusione discontinua ma sparsa su tutto il territorio (isole incluse). Sulle Alpi è considerata rara nelle seguenti provincie: CN, AO, NO, BL, UD. Oltre che in Italia questa specie è diffusa nell'Europa (praticamente su tutti i rilievi e le pianure), in Asia settentrionale e nell'Africa del Nord.
L'habitat tipico sono le acque stagnanti oligotrofiche (povere o prive di componenti nutrizionali). Il substrato preferito è calcareo o calcareo/siliceo con pH neutro.
Sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1500 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e in parte montano.


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